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La storia incredibile dell’albero mamma

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P. Angelo Pansa, ancora una volta, ci racconta un fatto straordinario accaduto in Brasile a fine anni ‘80.

La prima volta che incontrai Mütinò mi sembrò strano che non ci fosse sua moglie. Mi disse che era deceduta nel dare la luce il terzo figlio e che era stata sepolta poco fuori dal villaggio. Il neonato, che avrebbe dovuto essere sepolto con la madre secondo la Tradizione, fu preso in consegna dallo Sciamano e allevato dalla sua famiglia. Ma scopriamo come.

Quando una mamma muore di parto e il neonato sopravvive, la Tradizione voleva che il bimbo venisse sepolto con la mamma… Purtroppo, il neonato era considerato colpevole, ma non poteva essere ucciso e nessuna donna l’avrebbe allattato. Meglio ridarlo alla mamma e seppellirlo insieme a lei.
Lo Sciamano mi disse che, una volta, di fronte a un caso simile, prima di far seppellire vivo il neonato, uno Sciamano come lui chiese di aspettare perché voleva chiedere allo Spirito (Grande Respiro) come salvare il neonato. Presi gli strumenti per i suoi riti, si recò in foresta, dove individuò un grande albero che non aveva mai visto prima.

Tronco ben fatto, scorza grossa, alto, con fogliame denso ma senza frutti. Si domandò come mai fosse vivo, dato che non aveva frutti e non poteva perpetuarsi. Osservò tutto attorno e vide piccole pianticelle della stessa specie, alcune vive, altre morte. Significava che, in determinati momenti, l’albero avrebbe prodotto frutti con la semente. Allora si avvicinò e, battendo con il suo bastone sul tronco, rivolse la domanda: “Perché sei vivo? Come fai?”. Percosse nuovamente l’albero la cui scorza era grossa e, dal punto battuto, uscì un rivolo di linfa biancastra e densa, simile a quella dell’albero della gomma. Incuriosito, lo Sciamano volle provare se avesse odore e sapore. L’odore era quello dell’albero, il sapore quello del latte di castagno.

Con certezza, lo Sciamano capì che era la risposta dell’albero. Ritornò immediatamente al villaggio, chiamò la moglie, le consegnò il neonato e assieme andarono all’albero. La donna prese una foglia di “buritì”, ne fece un tubicino, chiese al marito di fare un’incisione sulla scorza dell’albero in modo che il latte uscisse in abbondanza. Inserì il tubicino nella incisione e mise l’altra punta nella bocca del neonato. Meraviglia! Il bambino cominciò a succhiare e, dopo un po’, si addormentò.
Tornati al villaggio, raccontarono ciò che era successo. Tutte le donne del villaggio raggiunsero l’albero e fecero una danza di ringraziamento. Promisero, nel caso di altri neonati condannati a morire, che li avrebbero mantenuti in vita utilizzando il dono dell’albero che chiamarono “Albero Mamma”.
Da allora, tutti i villaggi cercarono nei dintorni un albero simile a quello.

Ho chiesto allo Sciamano: “Ti è mai capitato un fatto come quello che mi hai raccontato?”. Mi rispose: “Hai conosciuto il figlio di Mütinò, Bep-Kôkre-Mti? È lui che abbiamo aiutato a crescere, facendogli succhiare il latte del nostro Albero Mamma”.



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