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In questo numero diamo spazio a due testimonianze che ben s’intonano con il mese dedicato al ricordo di tutti i nostri cari defunti. Allo stesso tempo, buttiamo lo sguardo al nuovo anno con il calendario 2022 che abbiamo preparato per accompagnarvi giorno per giorno. Il filo conduttore della “Fratelli tutti” ci ha fatto pensare a un parallelo tra papa Francesco e san Guido M. Conforti, come spiega bene p. Gianni Brentegani a pagina 2. Avvicinandosi il Natale, perché non regalare il nostro calendario a un amico, un familiare che ancora non ci conosce? Già da ora, quindi, buon 2022, sempre con noi!  

Ho appreso con tristezza dell’improvvisa scomparsa di p. Riccardo Tobanelli e mi permetto di porgere alla sua famiglia e a quella saveriana le mie condoglianze. Ho avuto occasione di vivere a Khulna, in Bangladesh, nel 1998-1999. Ero volontario presso il locale ospedale delle suore di Maria Bambina. Per me, non cattolico, la sua figura, con quel viso incorniciato da folti capelli e un’ampia barba, è stato uno dei più fulgidi esempi di “prete di strada”. Circondato da bambini a tutte le ore, sempre sorridente, era impegnato a costruire davvero un mondo di pace. Ne tramanderò il ricordo, ogni volta in cui parlerò con la gente in Italia di “come va il mondo” nella parte più povera, ma tanto ricca di dignità. Giancarlo Broglia, Milano

Mio padre, Tarcisio Occhio, di Soncino (CR), è deceduto alcuni mesi fa. Era il fratello gemello di p. Leone Occhio, saveriano in Brasile per tutta la sua lunga vita e salito al cielo nel 2018. Nati nono e decimo nella loro famiglia, crebbero diversi nel carattere e nelle scelte di vita ma, col tempo, divennero sempre più somiglianti nell'aspetto, nella profondità di ragionamenti, nell'attaccamento al proprio impegno di vita, nella disponibilità a rischiare qualcosa per tener fede a impegni presi. Lo zio Leone ebbe una vocazione tardiva, come si diceva allora. Divenne ‘brasiliano’ partendo dalla foresta amazzonica, poi verso le zone urbane, infine nelle favelas. Difendeva i poveri come uno che ha conosciuto le ristrettezze subite dai poveri. Quando tornava a casa, riuniva noi nipoti. In quella che fu la stalla dei genitori contadini, ci proiettava le diapositive “in differita dalla foresta” e ci teneva lezioni di missionarietà. Capivamo poco, ma lo ricordiamo ancora. Mio padre andò a trovarlo in Brasile. Stettero insieme un mese nella favela che, credo, risultò molto vicina alla loro vita da fanciulli. La mia famiglia è stata fortunata ad aver avuto due zii missionari, ora in paradiso, e due cugini presbiteri, oggi qui sulla terra.                                                    
                                                                                            Pietro Occhio, Pregnana Milanese (MI)



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