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Suor Benedetta Pompignoli, il 1° luglio 2018, è stata insignita del titolo di “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme. Nata a Modigliana nel 1876 e deceduta a Brisighella nel 1968, suor Benedetta si trovava a Firenze durante la seconda guerra mondiale, nella comunità francescana della Sacra Famiglia in Via del Serraglio.

Le sorelle si occupavano di accoglienza delle studentesse e soprattutto di ragazze in situazioni di difficoltà, attraverso l’opera chiamata “Protezione della Giovane”. Alla fine del 1943 e inizi del 1944, la situazione per la comunità ebraica in Firenze diventa drammatica. Numerose comunità religiose si aprono all’accoglienza offrendo segretamente, e a rischio della loro stessa vita, riparo, conforto, aiuto e, per diversi di loro, salvezza.

Anche suor Benedetta e tutta la comunità aprono la porta della loro Fraternità. In una sua lettera, datata 19 dicembre 1944 e indirizzata alla Superiora Generale della Congregazione che viveva a Cesena, scrive: “Siamo tutte vive malgrado tutte le peripezie della guerra. Abbiamo superato tutto: pericoli, paure, difficoltà grandissime”. Non viene aggiunto molto altro, perché scriverne voleva dire esporsi a gravissimi pericoli. Gran parte di ciò che è stato vissuto non ci è stato dato di conoscere. Ma i gesti di bene non sono stati dimenticati. Una giovane insegnate, Miranda Servi, in fuga insieme alla madre anziana e ammalata, ha lasciato una breve testimonianza scritta, datata 21 settembre 1944, ritrovata negli archivi della comunità ebraica di Firenze.

“Suor Benedetta, superiora del Convento della Sacra Famiglia - Protezione della Giovane ci ha accolto il 16 novembre 1943 per pochi giorni, finché scappammo dal Convento, avendo saputo della retata del vicino Convento del Carmine. Ci ha accolto una seconda volta il 17 marzo ’44 e ci ha ospitato fino al 30 luglio, nonostante gravi sospetti gravassero sul Convento, che proteggeva altre due famiglie di ebrei italiani e una di ebrei apolidi. Insieme alle altre suore, ha reso meno triste la nostra reclusione ed ha assistito mia madre durante la sua grave malattia; si è comportata coraggiosamente durante una perquisizione ed un interrogatorio”.

La figlia di Miranda, Sara, ha chiesto per suor Benedetta il conferimento di questo riconoscimento. Suor Benedetta appartiene alla memoria della nostra famiglia religiosa. Chi l’ha conosciuta la ricorda come minuta di costituzione e decisa nei modi. La diremmo proprio “una fra le altre” che, per molti anni, ha vissuto a Firenze, prima e dopo la guerra, prodigandosi per il bene di chiunque bussasse alla porta della fraternità e che ha concluso il suo cammino terreno nella fraternità di Brisighella.

Abbiamo fatto fatica a pensarla come ad un “eroe” in tempi tanto difficili. Piuttosto abbiamo riscoperto in lei una sorella che, in momenti drammatici, ha saputo e voluto non girarsi dall’altra parte. Accogliere, accudire, nascondere e persino mentire a costo della propria vita per “il bene” di fratelli e sorelle: questo è stato il lavoro suo e delle nostre sorelle. Un dono grande per noi, un dono grande per la Chiesa e un dono grande per tutti.

Il 15 luglio scorso, a Modigliana, è stato dedicato a suor Benedetta uno spazio con un cipressino ed una stele. Il cipresso, è colpito dal vento e si adagia, si reclina su un lato. Il vento, abbiamo immaginato sia la realtà delle leggi razziali, del fascismo. Spingevano forte, in un’unica direzione, ed hanno piegato diverse persone e situazioni. Ma lo stesso cipresso, nel suo reclinarsi, sembra farsi protezione, rifugio, luogo sicuro.
Quando si aprono le braccia, il cuore, la vita, la porta di casa, non si mantiene la stessa posizione. Non rimane la stessa forma ed un cipresso inclinato non è più un io slanciato e solitario, ma un noi. Questo cipresso, è composto da molte tessere. Che bello pensare possano rappresentare i tanti gesti della vita di suor Benedetta!



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