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Giovanissimi saveriani a Scampia #1

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Ne farò tesoro

Lunedì, 21 giugno 2021: dopo aver viaggiato più di un’ora, da Salerno a Napoli, siamo arrivati a Scampia, precisamente alla casa Arcobaleno costruita e gestita dai Fratelli delle Scuole Cristiane, luogo educativo, di confronto, di servizio, di amicizia, di fraternità e di cambiamento. Eravamo in 8, giovanissimi saveriani di Salerno accompagnati da alcuni animatori, pronti a conoscere e a lasciarci provocare dalla realtà di Scampia. Ad attenderci, particolarmente, c’erano fratel Enrico e il suo confratello insieme con i suoi collaboratori e ragazzi; in più c’era un gruppo di giovani venuto da Como accompagnato dal saveriano parmigiano, p. Carlo Salvadori, che era arrivato il giorno precedente e sarebbe rimasto là a fare il campo di servizio per una settimana intera.

Dopo aver fatto una piccola introduzione i ragazzi si sono messi a conoscersi giocando, chiacchierando e lavorando insieme. Tra di loro, come al solito, si sono creati le belle impressioni: “I ragazzi di Como mi hanno fatto una buonissima impressione, disposti ad aiutare in tutti i modi, anche quelli non convenzionali. I ragazzi di Scampia erano simpaticissimi e bravissimi”, ha scritto uno di noi. “Lunedì ho incontrato i ragazzi di Como, mi sono sentita subito a mio agio. Abbiamo parlato e ci siamo confrontati su vari fattori. Ho fatto amicizia con tanti ragazzi ma uno in particolare, il piccolo G, che era un ragazzo di Scampia”, scriveva una nostra ragazza.

Alle 11.00, sotto il sole forte, fra Enrico ci ha fatto visitare il “Giardino dei cinque continenti e della non-violenza” nel quale si trovano 5 personaggi importanti – uno per continente – che hanno contribuito a combattere la violenza e il Parco Verde in mezzo alle case popolari. I giovani hanno potuto sentire e vedere la trasformazione avvenuta negli anni, grazie alla volontà di cambiarsi e di fare il bene, sia al prossimo che al proprio territorio.

Alle 17.00 siamo andati a visitare il campo Rom di Secondigliano dove i ragazzi hanno potuto testimoniare due realtà apparentemente opposti: da una parte le persone, in particolare i bambini, pieno di vitalità, dinamicità, accoglienza, gli occhi e i volti dei bambini trasmettevano gioia e vita; non volevano più smettere di giocare, di ballare, di essere con noi. Dall’altra parte c’era l’ambiente, umanamente parlando, che faceva scuotere il cuore da chi l’ha visto.

Ma comunque l’essere stato al campo Rom ha lasciato una riflessione profonda, a una dei nostri giovani: “Sono rimasta un po' sbalordita, ma la più importante è che veramente stavo in un stato pessimo e che noi ragazzi, spero, che abbiamo capito che noi siamo fortunati ad avere una casa, una famiglia che ci sta vicino però di tutto questo ne farò tesoro”.   

È stata solo una giornata, che però ne valeva la pena.



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