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Siracide: Missione, Contemplazione della bellezza del Creato

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Il libro del Siracide ci è giunto in greco, anche se in origine è stato scritto in ebraico, come informa il prologo, composto dal nipote dell’autore quando tradusse in greco l’opera del nonno. Gesù figlio di Sira era un saggio scriba, dedito all’istruzione di giovani; egli conosceva a perfezione le vicende, le leggi e le tradizioni religiose del suo popolo e si impegnò a dare il senso di tutto questo nell’attualità. Scrisse nei primi decenni del secondo secolo a.C. Nei capitoli 16 e 17, troviamo un’efficace presentazione dell’essere umano, che documenta una visione importante per comprendere da dove viene il pensiero biblico e pure dove intende condurre.

NELL’UNIVERSO UN ORDINE SAPIENTE

Siracide 16,24-25 inizia con un’esortazione: “Ascoltatemi, accogliete la mia sapienza. Prestate attenzione alle mie parole. Effonderò con ponderazione il mio pensiero, la mia scienza con modestia” (la traduzione è mia, anche nel seguito). Vuole trattare della creazione e si ricollega alla sapienza: quando nella Bibbia si parla della creazione è necessario un discorso “sapiente”. Prosegue: “Quando Dio creò le sue opere fin dall’inizio, dopo averle formate definì le loro funzioni. Stabilì per sempre il loro lavoro, il loro dominio per tutte le età, non sentono né stanchezza, né debolezza, non desistono dal loro lavoro, nessuna disturba la sua vicina, mai disubbidiranno al suo comando” (16,26- 28).

Si nota immediatamente che, più che sulla creazione, questo saggio si concentra sul fatto che esiste un ordine nell’universo. Ancor prima di domandarsi come sia stata l’origine, egli afferma: definì le loro funzioni, non desistono dal loro lavoro, nessuna disturba la sua vicina. Si tratta di un discorso sull’ordine e, in definitiva sulla bellezza. Il testo ebraico di Gen 1 conclude affermando: “Dio vide che tutto era buono”, ma la traduzione greca alla lettera recita: Dio vide che tutto era bello. Dio ha stabilito tutto, soprattutto gli astri, i quali infatti mantengono sempre la stessa orbita: sono il sole, la luna, le stelle che non desistono dal loro lavoro.

SULLA TERRA UNA CREATURA MORTALE

Poi passa a contemplare la terra. ”Il Signore guardò alla terra, la riempì dei suoi beni, ne ricoprì la superficie con ogni specie di viventi, e ad essa devono tornare” (16,29-30). Anche per i viventi esiste, un ordine, ma il discorso non è più relativo ai destini, perché si entra nell’ordine della storia. In questa storia, i viventi devono svolgere il loro compito. Ed ecco che, tra i viventi, si staglia l’essere umano: “Il Signore creò l’uomo dalla terra, ad essa di nuovo lo fece tornare”. Una creatura che viene dal suolo e che ritorna al suolo: il Siracide non dice perché l’essere umano ritorni al suolo, mentre dichiara che questa è la condizione umana. In quanto creatura, egli è mortale, perché non esiste nulla di permanente nel mondo.

A IMMAGINE DEL DIO VIVENTE

“Diede loro giorni contati, tempo limitato, diede però loro il dominio di quanto è sulla terra. Li rivestì di una forza pari alla sua, li fece a sua immagine” (17,2-3). Abbiamo qui un commento al primo capitolo della Genesi, secondo il quale Dio crea gli umani a sua immagine e a loro consegna il mondo: “Impose ad ogni vivente il timore degli umani perché dominassero su bestie e uccelli. Lingua, occhi, orecchi formò, e un cuore per pensare” (17,4.6). Lingua, occhi, orecchi, cuore sono le dotazioni che permettono a ogni essere umano la relazione con il mondo: il linguaggio, lo sguardo, l’udito, il pensiero e la decisione (cioè il cuore,che nella Bibbia rappresenta l’ambito del pensiero e della decisione). “Li riempì di sapienza, di intelligenza, indicò loro il bene e il male” (17,7).

Quando Dio pone la coppia umana nel giardino dà un comando che intende preservarli dalla morte. Rifiutare la relazione con Dio significa infatti la morte. “Pose il suo occhio nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, ed essi loderanno il suo santo nome per narrare le meraviglie delle sue opere” (17,8- 10). L’occhio che Dio pone nel cuore umano è la conoscenza divina di tutte le cose da lui comunicate. Per gli esseri umani vi è dunque un sapere e un riconoscere, che culmina nella lode. Riconoscere la funzione di ciò che Dio ha posto nel mondo, culmina nella celebrazione delle creature e del loro Creatore.

UN’ALLEANZA ETERNA CON OGNI ESSERE UMANO

E aggiunge: “Concesse loro intelligenza, diede loro in eredità una legge di vita. Stabilì con loro un’alleanza eterna, indicò loro i suoi comandamenti. I loro occhi videro la grandezza della gloria, i loro orecchi udirono la gloria della sua voce, e diede loro precetti verso il prossimo. Disse loro: guardatevi da ogni ingiustizia” (17,12-14). È un chiaro rimando all’ esperienza del Sinai: ai piedi di quel monte, Dio dà una legge. Mentre, però, i precetti del decalogo sono tutti al negativo (tranne il quarto), qui riporta solo un precetto positivo: Diede loro precetti verso il prossimo, che se letto in rapporto alla precedente affermazione riguardante gli astri (Nessuna disturba la sua vicina), non è solo una richiesta moralistica. Nel dovere verso il prossimo si esprime, invece, quell’ordine che Dio ha impresso nella creazione: ogni parte della creazione è ben disposta.

La prima parte ci ha parlato della creazione, mentre queste ultime righe ci parlavano dell’Alleanza, della Legge, quasi a indicare che l’ordinamento attuale del mondo è incomprensibile senza il riferimento a quell’incontro con il Dio vivente che si è realizzato ai piedi del Sinai. Non è possibile perciò dare senso all’esperienza del mondo se manca questo incontro; potremmo dire che la rivelazione al Sinai è l’evento che spiega in pienezza il senso del mondo.

Di conseguenza la rivelazione al Sinai non vale soltanto per Israele, ma riguarda ogni essere umano; anzi, la Legge data a Israele, vale in quanto significa per ogni essere umano capacità di scelta, di conoscenza, è un modello indispensabile affinché ogni essere umano realizzare il suo compito dentro questo mondo ordinato. In altri termini, la Legge in questo passo, è presentata come una forma di sapienza, quindi come una capacità di contemplare il mondo. In tal modo il Siracide illustra qual è lo sfondo entro il quale va compreso il discorso biblico sulla nascita e la vita umana: Dio ha creato un mondo ordinato, ma senza il riferimento alla Legge risulta inconcepibile il discorso biblico sulla nascita e la vita umana, perché la Legge parte dalla premessa che Dio può dare ordini alla creatura perché è il datore della vita. Solo chi riconosce in Lui il datore della vita, riconosce che la Legge è buona, e non è un impedimento alla sua libertà.

Nella Bibbia, la creazione, la rete di organismi viventi che offre un contesto possibile e una casa per la comunità umana, è un esito della generosa e sovrana libertà di Dio. Nessuna motivazione è addotta, nei racconti biblici della creazione nel libro della Genesi, per giustificare perché il Signore decide di formare una terra in cui sia possibile la vita.

I saggi invece hanno riflettuto sulla motivazione divina e questo si rinviene in particolare nel libro della Sapienza:

"Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,24-26).

RICONFERMATA DALL’UMANITÀ DEL FIGLIO

L’amore del Signore per la vita è la motivazione profonda della conservazione nell’essere del mondo. Dio crea uno spazio vitale: questa è la profonda tesi di questi testi, e dentro questo spazio vitale colloca la creatura umana. Il risultato, secondo la testimonianza biblica, è un luogo di fecondità, di abbondanza, di produttività, di prodigalità, tutti termini riassunti nella parola benedizione (cfr. Gen 1,22.28): la fecondità umana e quella animale sono dunque volontà di Dio, il mondo è frutto della sua esuberante generosità, così che la terra possa sostenere, nutrire e rigenerare ogni essere vivente. Ed è questa la testimonianza che è invitato a offrire al mondo chi accoglie l’insegnamento dei saggi d’Israele

e vuole mostrare al mondo il volto del Dio che per amore delle sue creature ha riconfermato la sua alleanza con l’umanità nell’offerta del suo Figlio.



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