Caro Enzo,
permettici di accompagnarti nel tuo viaggio verso Nairobi con questa lettera aperta. Innanzitutto complimenti per l’assegnazione dell’incarico al quale siamo sicuri ti dedicherai con passione. Ce lo siamo detto tante volte: l’informazione è la prima forma di solidarietà.
Con soddisfazione abbiamo perciò appreso che la Rai ha finalmente aperto una sede di corrispondenza a Nairobi in Kenya, dedicata a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Con la Fesmi (Federazione della stampa missionaria italiana) e la Tavola della Pace ne abbiamo fatto richiesta e la campagna “Più notizie meno gossip” sembra aver fatto centro.
Al tuo arrivo in Africa, disfatti i bagagli, troverai nell’agenda già diverse notizie.
Soffia vento di pace in Uganda. Dopo quasi venti anni dall’inizio del conflitto in nord Uganda e oltre 100mila vittime e 1,5 milioni di persone sfollate, Joseph Kony e i suoi luogotenenti del famigerato Lord’s resistance army (Lra) hanno firmato un accordo per la cessazione delle ostilità. Decine di migliaia di ragazzi e ragazze sono stati sequestrati dal Lra e obbligati a compiere atrocità ben documentate.
Sembra che il primo obiettivo sia far uscire Joseph Kony dalla foresta tropicale. Si teme, infatti, che, se i capi del Lra vi rimanessero, il conflitto potrebbe ricominciare. Gli acholi potrebbero forse accoglierli e, dopo i riti tradizionali di guarigione, Kony e i suoi potrebbero essere integrati nella società civile. Se così fosse prendi la telecamera e non perdere il rito del “gomotong” (spezzare le lance). Fu compiuto con successo dopo la caduta del dittatore Idi Amin e aiutò a stabilire relazioni più pacifiche tra la popolazione acholi e la sua tribù.
Poi c’è il Darfur. Amnesty International continua a lanciare appelli per la protezione delle popolazioni in quella martoriata regione. Jan Egeland, sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari, ha parlato di “una catastrofe umanitaria provocata dall’uomo di dimensioni senza precedenti”. Ma il governo di Khartoum rifiuta la presenza dei Caschi blu nonostante la pressione americana e britannica.
Non ti sarà facile entrare in quei territori per raccontare eccidi che rasentano il genocidio: al di là dello scoop, ti saremmo grati se potessi anche solo farci ascoltare le voci di quelle popolazioni sofferenti. Il popolo della Liberia sotto la guida di Ellen Johnson-Sirleaf vuole passare dalla dittatura di Charles Taylor, durata quattordici anni, a una convivenza di pace e a un futuro di vita senza stupri e violenza: chissà se la tua telecamera potrà riprendere l’accenno di un sorriso sui volti delle donne, degli anziani, dei giovani? O mostrarci la speranza del popolo congolese, con le sue danze ed entusiasmo, che dopo quasi quarant’anni vede aprirsi una nuova era fatta di democrazia e libertà? Aspettiamo il tuo reportage del ballottaggio presidenziale del 29 ottobre, una data storica anche per il decimo anniversario del martirio di mons. Munzihirwa.
Non dimenticare di dare un’occhiata all’Angola, Paese ricco di petrolio e di diamanti, che tenta ora con un’alleanza economica con la Cina: una possibilità di benessere o una nuova occasione di corruzione? Forse non ti permetteranno di entrare in Zimbabwe ancora angariato dalla dittatura di Robert Mugabe: se ci riesci, faccelo sapere per tempo. Con te e la Rai a Nairobi l’Africa si fa più vicina: vogliamo credere che sarai capace di raccontarci non solo gli eventi di rilievo ma anche un nuovo stile di vita, fatto di aggregazione sociale e una gran voglia di futuro.
- Tantissimi auguri, Enzo, kazi njema, buon lavoro. Un abbraccio.
P.S.: Non preoccuparti per i palinsesti Rai: li teniamo d’occhio noi. Se i tuoi reportage fossero relegati nelle ore dei sonnambuli non mancheremo di farci sentire.
