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Viaggio alle fondamenta delle torri

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Alla ricerca del dono di Natale

Il vento gelido trascinava in cielo gelidi vortici di neve insieme ai prodotti delle bancarelle di piazza Cavalli,  dove la gente andava in cerca del regalo di Natale. E poi ricadeva lungo il corso e dentro le vie della città a distribuire polvere di stelle sui gesti di buona volontà di tanta gente. Dietro le finestre illuminate delle case, le famiglie vedevano alla televisione le pale delle scavatrici scendere fino alle fondamenta delle Torri Gemelle e risalire con montagne di detriti.

E poi i riflettori che illuminavano l'orrore dei labirinti dove i terroristi si nascondono e complottano crimini contro l'umanità. Immagini di guerra impastate con scene del Natale e della pace. E così se ne sono andati il Natale e il primo mese dell'Anno Nuovo.

Piacenza al primo posto in Italia

Nei mesi pm bui dell'anno, mentre tutto attorno era impossibile fare pronostici sul futuro dell'umanità, Piacenza ha conquistato il primo posto tra le città d'Italia per l'informazione e la formazione della gente. Chi ha voluto, a Piacenza, ha potuto scegliere tra una vasta gamma di risposte altamente qualificate a quanto sta succedendo nel nostro mondo dopo l'l l settembre.

La diocesi, insieme al Comune e alla Provincia di Piacenza, ha allestito una mostra dell'artigianato palestinese, una tavola rotonda e una veglia di preghiera, intonate al dialogo tra le tre grandi religioni. In nome della pace, la Fondazione della Banca di Piacenza e Vigevano ha offerto una tavola rotonda e uno spettacolo.

Il debito dei Saveriani

Anche noi Saveriani, per soddisfare un grosso debito di riconoscenza verso i piacentini, abbiamo messo in vetrina l'esperienza di tante missioni di frontiera, dove i nostri missionari contribuiscono a colmare l'abisso che divide noi occidentali dalla cultura e dalla civiltà musulmana.

Abbiamo messo a servizio della gente anche la certezza che la storia viene sempre e poi sempre cambiata dai volti di papà, mamme, bambini, e nonni che sono costretti all’addiaccio e patiscono fame e migrazione per seguire i progetti dei Signori del mondo. Questa, del resto è la certezza più radicata che ci spinge ad annunciare il Vangelo in Paesi lontani.

Chi voleva unirsi a noi, avrebbe trovato un’occasione importante per chiedersi che senso hanno i numerosi fondamentalismi che si presentano come figli legittimi della globalizzazione. Ed abbiamo incontrato tanta gente ansionsa di costruire un atto di fede nella ragione, per la pace. Più di cento persone hanno sfidato il freddo di sei fra le serate più lunghe dell’anno. Insegnanti, responsabili dell’educazione, che non hanno mancato di prendere appunti. Ed anche giovani desiderosi di riappropriarsi di una conoscenza del passato e della storia a cui agganciare il futuro che sta davanti a loro.

La faccia nascosta del fondamentalismo

Si è ripetuto che la guerra finisce coll’incrementare la cattiveria di tutti. Un musulmano ha affermato che il terrorismo fa più male ai musulmani che all’Occidente. Abbiamo ascoltato le ragioni di un ebreo per saperne di più del rapporto tra palestinesi ed ebrei. Un incontro è stato dedicato interamente al Talebano che è in ciascuno di noi, una verità che ci va detta in faccia se vogliamo percorrere cammini di speranza, oggi.

Ma la curiosità più intrigante che ha continuato a crescere, un incontro dopo l’altro, è che il fondamentalismo, come la luna, ha una faccia nascosta.

Fondamentalisti non sono solo quelli indicati dalla gente, i musulmani fanatici, gli integralisti che rifiutano l’avanzare della storia, i terroristi, gli intolleranti ad oltranza. Basta dare un’occhiata alla storia, e si saprà che il termine fondamentalismo è stato usato meno di cento anni fa per la prima volta nel mondo, per indicare certi protestanti che hanno sentito il bisogno di scavare nella loro fede, di scendere alle fondamenta della loro religione per averne una visibilità palese e irriducibile.

Se le cose stanno così, i Talebani hanno dato solo il primo colpi di piccone per aiutare noi a scavare tra le macerie del consumismo e a ritrovare le radici da cui l’Occidente trae i suoi valori fondamentali da duemila anni.



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