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LA PAROLA
Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genésaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la Parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. E, avendolo fatto, presero una enorme quantità di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero a aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore”. Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù gli disse: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,1-3).

È l’alba quando alcuni uomini di mare sbarcano sulla sponda del lago, con i segni del fallimento scritto sulla pelle: occhi arrossati dal lungo scrutare acque avare di pesci, mani indurite dal freddo e poi, quelle reti vuote, svilite. Pare che a quei pescatori non gliene importi molto che agli albori di un giorno sterile ci sia un maestro assediato da una calca di gente assetata della sua parola.

Da un lato il mondo del sacro, dall’altro il duro mestiere di vivere, fatto di sudore, di vendite andate male. Sembrano due universi inconciliabili. Ma basta uno sguardo per fonderli l’uno nell’altro. Del resto, chi insegna la Parola, come fa a non guardare la vita, a non scorgervi le tracce di un vangelo che Dio continua a scrivere insieme agli uomini? Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda, mentre i pescatori erano scesi e lavavano le reti. Due barche fatte apposta per allontanarsi un po’ dalla riva e trasformarle in un pulpito all’aria aperta. E la moltitudine sempre lì, accalcata attorno a quell’anfiteatro improvvisato. Ma quelle barche sono di qualcuno e raccontano di una notte senza pesci e di un giorno senza cibo.

Per Gesù non sono oggetti su cui lui, come Maestro, possa arrogare un qualche diritto. No, dietro a quelle barche vuote ci sono persone, ci sono storie. Gesù fa salire sulla barca Simone e qualche altro pescatore, e li invita a prendere il largo. Uno sconosciuto vuole fare la traversata con loro. E accettano. Il miracolo comincia qui: nel fare posto sulla barca a un altro, diverso da loro, nell’avere fiducia in lui. Perché era da pivelli rimettersi a pescare in pieno giorno. Eppure è bastata una sua parola: buttate le reti, ricominciate da capo, non date credito a chi vi vuole perdenti.

Qualcuno ha creduto in loro, quando loro non credevano più in se stessi. Ed è nato, dentro uno slancio inedito, una voglia di rimettersi in gioco, che ha fatto rinverdire quei fiori appassiti. Pesci che saltano, braccia che si stringono attorno alle reti, grida scompigliate verso i compagni perché vengano a far parte di quel girotondo di gioia in mezzo al mare. E Simone è quello che ha capito meno di tutti. Pensa alle proprie incapacità e non alla bellezza di chi ha avuto il coraggio di credere in lui fino al punto da chiedergli di avere lui fiducia negli altri, di tirarli fuori dal mare della disperazione e farne uomini, vivi e danzanti, come i pesci appena pescati.



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