Giuseppe continua a sognare
Me ne stavo seduto sulla sedia riparata per Giuda Ben Sirac, nostro rabbino. Sapevo che stava per arrivare, eppure qualcosa mi diceva che mi avrebbe portato delle notizie strane. Quando lo vedo sbucare da dietro una casa, lo guardo negli occhi e capisco che avevo ragione. Mi dice che è ormai tempo di sposarmi e che, secondo lui, Maria è la scelta giusta. Chiudo gli occhi per qualche istante. Mi rivedo con qualche anno di meno. Io, Maria, la conoscevo. Mi ero innamorato subito di lei e avevo cominciato a sognare. Mio padre, a cui confidai i miei pensieri, mi disse: “Giuseppe, non sognare troppo; se Maria è la tua prediletta, vedrai che Dio farà in modo di farvi incontrare e di… sognare insieme”. Gli anni sono passati e ora il rabbino mi dice che il tempo è giunto. Dovevo lasciare perdere i sogni? Come il patriarca Giuseppe, io ero un sognatore e volevo continuare a sognare. “Giuseppe, mi hai sentito? Sveglia! Maria ti aspetta”. E così dicendo, mi prende per mano. Io, come un bambino, lo seguo. Dietro di me, altri sono attirati da quello che stava per accadere. Arriviamo alla porta di Maria. Il rabbino bussa. Escono Gioacchino e Anna, i suoi genitori. Io abbasso la testa un po’ confuso. Ma la voce squillante di Maria me la fa rialzare. Le parole del rabbino mi riportano alla realtà. “Giuseppe e Maria: volete sognare insieme per tutta la vita?”. Ci guardiamo negli occhi. Il nostro cuore comincia a battere forte. Non ci vengono le parole, ma il sorriso è la miglior risposta.