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Una chiesa in dialogo a Seimeizan

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Una voce dal Giappone

È passato  per una breve visita in Casa nostra p. Franco Sottocornola, missionario in Giappone, dopo essere stato a Roma per un incontro di lavoro presso il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, del quale è consultore. Abbiamo approfittato per chiedere notizie su questo importante e nuovo campo della missione della Chiesa.

* Nella Chiesa, dal Vaticano Il ad oggi, che cammino è stato fatto nel dialogo interreligioso?

Molto, mi pare. Già prima della fine del Concilio, Paolo VI istituì il "Segretariato per i non cristiani", che poi divenne il "Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso" per guidare e animare questa attività della Chiesa. Basta dare uno sguardo alla rivista "Pro Dialogo", pubblicata da questo Pontificio Consiglio per rendersi conto della vasta attività svolta in varie parti del mondo in questo settore.

Nel 1991 questo dicastero ha emanato delle "riflessioni e orientamenti sul dialogo interreligioso e il suo rapporto con l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo", conosciute con il titolo di Dialogo e Annuncio, che sono tuttora molto attuali e di grande importanza in questo campo. Papa Giovanni Paolo II ha ripreso il tema del dialogo in moltissime occasione, ma specialmente nella sua lettera enciclica sulla "permanente validità del mandato missionario" (Redemptoris missio, n. 55- 56}.

Ora è in cantiere un altro documento che dovrà dare suggerimenti per una "spiritualità del dialogo interreligioso". È per questo lavoro che sono stato impegnato a Roma in questi ultimi giorni.

* Quali i principi che dovrebbero regolare la spiritualità del dialogo interreligioso?

Il testo in preparazione prende ripetutamente spunto dall'esempio e dall'insegnamento di Gesù stesso, ma anche da vari testi del Magistero della Chiesa che sono stati proposti negli ultimi anni a partire dal Concilio Vaticano II. Basterebbe ricordare la prima lettera enciclica di Papa Paolo VI: "Ecclesiam suam" e la sua esortazione "Evangelii nuntiandi". Il documento del PCDI sopra citato già suggeriva alcuni elementi importanti di questa spiritualità del dialogo interreligioso: "Il dialogo richiede un atteggiamento equilibrato sia da parte dei cristiani sia da parte dei seguaci delle altre tradizioni.

Essi non dovrebbero essere né troppo ingenui né ipercritici, bensì aperti e accoglienti. Occorre disinteresse e imparzialità, accettazione delle differenze, nonché delle possibili contraddizioni. Le altre disposizioni richieste sono la volontà di impegnarsi insieme a servizio della verità e la prontezza a lasciarsi trasformare dall'incontro. Ciò  non significa che, nell'entrare in dialogo, si debbano mettere da parte le proprie convinzioni religiose.

È vero il contrario: la sincerità del dialogo interreligioso esige che vi si entri con l'integralità della propria fede. Allo  stesso tempo, rimanendo saldi nella loro fede che in Gesù Cristo, l'unico mediatore fra Dio e l'uomo (cf lTm 2, 4-6}, è stata data loro la pienezza della rivelazione, i cristiani non devono dimenticare che Dio si è anche manifestato in qualche modo ai seguaci delle altre tradizioni religiose.

Di conseguenza sono chiamati a considerare le convinzioni e i valori degli altri con apertura" (Dialogo e Annuncio, nn. 47-48}. Il documento ora in preparazione riprenderà e svilupperà ulteriormente queste indicazioni.

* Nel Giappone, dove tu lavori da tanto tempo, ci sono state esperienze positive?

Sì, certamente. In questi ultimi decenni il clima nei rapporti dei cristiani e le espressioni anche rituali delle altre tradizioni religiose è molto cambiato. C'è più apertura e anche più interesse. Il documento più significativo dell'Episcopato giapponese in questo campo è costituito dalle direttive sul come comportarsi riguardo al culto degli antenati e ai vari riti che accompagnano la morte e il ricordo dei defunti nelle altre religioni.

Queste direttive sono state molto utili per aiutare i cattolici nella loro vita di contatti quotidiani con persone di altre religioni, anche della propria famiglia, come è il caso frequentemente in Giappone. Penso che anche il nostro "Centro di preghiera e dialogo interreligioso" Seimeizan, fondato nel 1987 da me con la collaborazione del ven. Furukawa

Tairyu, abbia contribuito a questo impegno della Chiesa in Giappone nel campo del dialogo interreligioso.

* Il monaco buddista roshi Furukawa Tairyu ha terminato, l'estate scorsa, la sua esistenza terrena. Ne avrai sofferto tanto, credo. Ora potresti cogliere gli aspetti più validi di questa lunga esperienza?

È stata certamente un'esperienza importante, credo, non solo per me e per lui personalmente, ma anche per la sua famiglia e la comunità tutta del Seimeizan, e anche per tante altre persone, e sono decine di migliaia ormai, che sono venute a contatto con questa nostra iniziativa. Essa consiste in fondo nella attuazione delle direttive che sopra ho citato, date dalla Chiesa stessa, sul rapporto di amicizia, di mutua stima, di collaborazione nel bene, che può e deve unire persone di religione diversa per aprire la strada all'opera dello Spirito Santo nel cuore di tutti.

Alla buona riuscita di questa iniziativa ha certamente contribuito molto il ven. Furukawa Tairyu con la sua personalità, la sua onestà e rettitudine, la sua apertura e la sua sensibilità. La sua morte lascia un grande vuoto nel cuore e nell'opera di tutti noi. Ma il lavoro continua. Gli è succeduto il figlio Furukawa Ryuji. Siamo stati molto vicini alla famiglia in questo momento così doloroso per loro. Ora dovremo cercare nuove forme e nuove volontà di collaborazione. Ma siamo decisi a continuare uniti il cammino del dialogo interreligioso.

* Hai qualche progetto, in questo settore del dialogo interreligioso, che vorresti far conoscere ai nostri lettori?

Attualmente sono ancora molto preso nel seguire il "Centro per la riabilitazione di bambini disabili" sorto in Cina, vicino a Pechino, proprio come conseguenza del nostro lavoro di dialogo interreligioso con il ven. Furukawa Tairyu. Nei pellegrinaggi di riconciliazione che egli guidava dal Giappone alla Cina, e ai quali anch'io prendevo parte, è sorta l'idea di un gesto concreto di amore verso il popolo cinese. Da qui partì l'idea di questa iniziativa a favore di bambini disabili, idea appoggiata dalla Croce Rossa Cinese e realizzata grazie alla sua collaborazione.

Un'altra possibile iniziativa, che da tempo ci viene richiesta, sarebbe quella di condurre piccoli gruppi di monaci buddisti o persone di altre religioni, dal Giappone in Europa per permettere loro di conoscere da vicino le tradizioni monastiche cristiane e altre forme di vita cristiana sviluppatesi lungo i secoli nei nostri Paesi di antica tradizione cristiana.

Ma occorre che pensiamo bene a tutti i dettagli di questo progetto, prima di avviarlo. Di fatto, abbiamo tanto lavoro già nell'accogliere e seguire quanti vengono, anche dall'Estero, al nostro Centro di preghiera e dialogo interreligioso "Seimeizan", che per ora non riusciamo a mettere in cantiere altri progetti!



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