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Era passata la festa e anche la torta aveva terminato di addolcire lo stomaco di Marco. Ognuno era tornato a casa sua e Marco si sentiva di nuovo solo. Il pensiero delle cose passate era tornato a fare strage nel suo cuore. Non riusciva a dimenticare quello che era successo: volti, avvenimenti, rimproveri, silenzi. Tutto riaffiorava alla sua mente e non riusciva a dimenticare. Forse perché i momenti difficili della vita lasciano ferite profonde e ci vuole troppo tempo per guarirle. Qualcuno gli aveva detto di pensare positivo. Ma lui continuava a guardare a destra e a sinistra per cercare soluzioni. Sentiva gli uccelli cantare, ma le sue orecchie non gli portavano il suono. Voleva camminare, correre, saltare, ma gli sembrava di essere bloccato. Prese di nuovo la testa tra le sue mani e cominciò a piangere. Più piangeva e più la solitudine guadagnava terreno nel suo cuore. Si disse che così non avrebbe potuto continuare. Doveva fare qualcosa e in fretta. Si guardò attorno e la nebbia che aveva davanti agli occhi, cominciò a diradarsi. Sentiva di nuovo il calore del sole sulla pelle. Andò al ruscello per rinfrescarsi. Le gocce d’acqua lavavano le sue lacrime. Cominciava a sentirsi meglio. Non poteva tornare a casa in quel modo. Allora, si disse: “Stop ai piagnistei sul passato, devo andare avanti, anche quando sembra che vada tutto male”. Si ricordava quello che gli aveva detto un vecchietto tanto tempo fa: “Quando Dio chiude una porta, può sempre aprire una finestra”. Si alzò in piedi e ri-cominciò a camminare per andare verso casa. Avrebbe chiesto ai genitori come si erano comportati quando c’erano problemi nella loro vita.



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