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Un albero ancora fecondo: Saveriani, eredi di un "testamento"

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Il 18 giugno scorso la casa di Tavernerio, non lontano da Como, si è improvvisamente riempita di saveriani che hanno partecipato al XV Capitolo generale della nostra Famiglia missionaria. Erano presenti 42 confratelli, eletti da tutte le comunità saveriane nel mondo, una specie di piccolo parlamento raccolto attorno ai 5 della Direzione generale.

Il seme di un secolo fa…

È stata un’esperienza interessante: confratelli che si incontravano per la prima volta o si rivedevano dopo molto tempo, hanno vissuto veramente come fratelli. È stata un’esperienza sorprendente: un terzo di essi, 17 per la precisione, non erano italiani: 2 venivano dal Congo, 6 dal Messico, 2 dall’Indonesia, 2 dalla Gran Bretagna, 4 dalla Spagna, 1 dal Brasile.
La Famiglia missionaria di mons. Conforti è viva e si sta espandendo nel mondo; è presente in 19 nazioni e si compone di 21 circoscrizioni. C’era anche un confratello che abitualmente risiede in Cina a Pechino, là dove noi abbiamo cominciato la nostra storia missionaria, all’inizio del secolo scorso, e dove siamo ora tornati. Tutto questo ci dice che il piccolo seme gettato nel solco della chiesa un secolo fa continua a crescere e a dare frutti anche al di fuori dall’Italia.
Ma l’esperienza più importante è stata la ricchezza dello scambio tra di noi nei momenti di preghiera, di reciproco ascolto e di ricerca, in assemblea, nelle commissioni di studio e nei gruppi di lavoro, nei momenti informali dei pasti e della ricreazione. I problemi di ciascuno sono diventati i problemi di tutti, proprio come succede in ogni famiglia degna di questo nome.

Una fermata per guardare

Tutti eravamo coscienti che la nostra Famiglia saveriana si trova oggi a un tornante della sua storia, un momento di passaggio, delicato come ogni passaggio, ma anche carico di futuro. Era necessario quindi fermarsi e guardare insieme, dimenticando per un momento le urgenze di ciascuno, per farsi un quadro della Famiglia e progettare il futuro.
L’abbiamo fatto tenendo fisso lo sguardo del cuore a quell’ispirazione che l’anno scorso ci è venuta dal Convegno sulla spiritualità del Conforti e del Saverio. Quelle sono state le sorgenti a cui nel corso del Capitolo abbiamo attinto idealità ed energia per riprendere il cammino.
Anche a noi non mancano i normali problemi, legati all’età che avanza per tutti e all’arrivo di confratelli che vengono da diverse culture, portando dentro tante sensibilità diverse, ma che sono intenzionati a far parte della Famiglia saveriana senza perdere la loro identità.

Nuova tappa del cammino

Abbiamo considerato anche le sfide di una missione che oggi chiede di imboccare coraggiosamente una nuova tappa del cammino. Questa ci chiede di essere missionari in modo più semplice e più fraterno, più spirituale e più evangelico, liberandoci dalle incrostazioni del passato, quando la missione si appoggiava sul potere di persuasione della cultura occidentale, oltre che della Parola di Dio.
Sentiamo di dover ora puntare più sull’essere che sul fare, più sulla testimonianza cristiana e fraterna che sulla forza delle cose che noi missionari facciamo per gli altri.
Verso la fine del Capitolo, abbiamo scelto una nuova Direzione generale, cinque fratelli che per sei anni presiederanno la fraternità saveriana, tenendo insieme la creatività - certo difficile da imbrigliare - dei missionari di mons. Conforti, che forse non brillano per ordine e disciplina, ma che vogliono essere davvero quella Famiglia che il fondatore ha sognato.

La fortuna di un "testamento"

Da quando egli ci ha lasciato, oltre 75 anni fa, noi continuiamo a meditare il "Testamento del padre", consegnato a una lettera in cui dice che la caratteristica che ci unisce tra noi dovrebbe essere la risultante di tre elementi: spirito di viva fede che ci faccia vedere, amare e cercare Dio per poterlo annunziare ai non cristiani; obbedienza pronta, generosa e costante e intenso amoreper la nostra Famiglia.
Non sono sicuro che il XV Capitolo abbia raggiunto tutti i suoi obiettivi, ma ci ha fatto vedere che il "Testamento del padre" è ancora vivo e operante, e che ci sono dei fratelli di differenti nazionalità che lo vivono insieme come una preziosa eredità. Non è questa la prova che l’albero è ancora buono e fecondo?


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