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A proposito del dono, Una cosa bella da non fraintendere

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Forse si tratta di un segno dei tempi la frequenza, nuova e inattesa, con cui oggi si sente parlare del dono e della gratuità. Si parla della filosofia del dono, della teologia del dono. E anche papa Benedetto XVI, nella sua enciclica Caritas in veritate sullo sviluppo dei popoli, ha affermato che la persona umana è caratterizzata dalla logica del dono o della gratuità.

"L'essere umano è fatto per il dono, che ne esprime e attua la dimensione di trascendenza. Il dono per sua natura oltrepassa il merito, la sua regola è l'eccedenza. Si deve ricordare che la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall'esterno e, dall'altro, che lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità" (Caritas in veritate n. 34).

La cultura del dono

"Dono" è una di quelle parole buone di cui non si può che dire bene; e non saremo certo noi missionari a parlarne male! Grazie a Dio, esiste oggi una "cultura del dono", del volontariato e della beneficenza generosa, che si prende cura soprattutto dei nostri fratelli e sorelle più poveri. Di questo non possiamo che rallegraci.

La "cultura del dono" è esplorata oggi da sociologi, antropologi, filosofi e pedagogisti, tanto che rischia di diventare una parola alla moda. L'essenza del dono è la gratuità e questa è risultato o frutto e, al tempo stesso, causa di amore e fiducia, di solidarietà e fraternità e così via.

Tutte cose belle dal punto di vista morale, ma anche civile, perché creano coesione sociale e comunione di cui c'è oggi estremo bisogno. Se non ci fosse tutto questo, sarebbe possibile la convivenza? Non ci sarebbe che concorrenza e questa ci riporterebbe alla legge della giungla, a cui oggi siamo ancora una volta tutti esposti.

Quando il dono è genuino?

Tuttavia, mentre facciamo l'elogio del dono e della gratuità, dobbiamo, nello stesso tempo, fare attenzione ai confini del dono che sono e possono essere molto labili, se non li segniamo con qualcosa che trascende l'uomo, che è cioè più grande di noi. Ci può essere dono quando, in condizioni di estrema miseria o bisogno in cui le persone non sono più libere di accettare o rifiutare, appare sulla scena qualcuno estremamente ricco e potente che "fa dono" di qualcosa? È ancora un dono o non è piuttosto un insulto alla povertà?

Se le condizioni sociali sono troppo squilibrate, al punto che da una parte c'è una libertà illimitata di concedere o non concedere il dono e, dall'altra, la necessità di accettarlo, ciò che è dato è ancora un dono? Il dono fatto con la mano del potere, è davvero un dono? Non c'è forse bisogno di farsi poveri per poter donare qualcosa ai poveri?

Questo è l'insegnamento di san Paolo che parlando appunto del dono dice ai cristiani di Corinto che "Cristo s'è fatto povero per arricchirci con la sua povertà" (2Cor 8,9).

Essere dono per gli altri

Il dono al quale non si ha diritto, ma che è frutto di una benevola concessione paternalistica, e che quindi potrebbe essere revocato in ogni momento, se non fossero  assicurate le condizioni che l'hanno determinato, è ancora un dono? Non è piuttosto una forma nascosta di violenza? E quei doni che vengono pubblicizzati o sottoposti al mercato della pubblicità, all'applauso televisivo... sono ancora doni?

Il Signore ha detto a proposito dei doni: "Non sappia la tua sinistra quello che fa la tua destra" (Mt 6,3). Solo riferendoci a Dio, da cui viene "ogni buon regalo e ogni dono perfetto" (Gc 1,17), saremo in grado di apprendere il principio e la pratica della gratuità.

Non è nostra intenzione banalizzare e ancor meno ridicolizzare il volontariato e la beneficenza organizzata dalla televisione o dai giornali, così frequente in certi tempi dell'anno. Vogliamo solo dire che il vero dono e il vero volontariato, quello che corrisponde alla nostra natura di figli di Dio, ha come legge la carità, la quale deriva la sua condotta dal comportamento del Figlio di Dio.

Egli è venuto tra noi come dono del Padre (cf. Gv 3,16), a insegnarci come essere noi stessi dono per gli altri.



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