Tra i confratelli friulani
Sappiamo bene che il contatto con le proprie radici è indispensabile, se si vogliono raccogliere i frutti. Sarà appunto per questo che noi missionari torniamo ogni tanto a rivedere gente e luoghi dove la nostra fede è sbocciata e si è irrobustita con il tempo, fino a farci prendere con gioia il volo verso altri lidi.
Ho avuto, per motivi vari, la grazia di condividere la fede e l'espereinza misisonaria della chiesa di Gorizia e di Udine, che poi si rifanno a quell'unica radice comune che è Aquileia. Ogni volta che torno dalla missione vado sempre in pellegrinaggio ad Aquileia, dove ho celebrato l'ultima Eucaristia prima di partire per la Colombia. In quella solenne basilica si respira la presenza dei nostri padri nella fede, la testimonianza dei nostri martiri e ci si sente spronati a continuare il loro lavoro. Personalmente poi, devo andare anche dalla "mia" Madonna di Barbana, appuntamento indispensabile per ripartire, sicuro della sua protezione.
A fine luglio, nella casa saveriana di Udine, c'è stato un incontro a sorpresa, organizzato da p. Carmelo Boesso, con tutti i saveriani friulani in vacanza in quel momento. Eravamo almeno una quindicina. È stato un momento bello e gioioso: Eucaristia, pranzo e poi... a cantare per ore i vecchi canti saveriani e lis vilotis furlanis. Eravamo felici e sorridenti e mentre cantavamo sentivamo vicini anche p. Roberto Dal Forno, p. Giuseppe Madinelli e tanti che ci hanno preceduto per formare, con mons. Conforti, la famiglia dei saveriani.