Un passaggio diventato tappa! P. Serge ad Ancona
Da agosto 2009 si trova nella comunità saveriana di Ancona Serge (il suo nome completo è "Serge Arthur Tchatché Tagne"). È nato in Camerun ventotto anni fa. Per cinque anni ha studiato teologia a Parma, dedicandosi alla pastorale giovanile e svolgendo attività con i gruppi giovanili nelle parrocchie della diocesi.
Il 25 giugno Serge era partito dall'Italia per Youndé, dove il 3 luglio è stato ordinato sacerdote assieme a Raphael, un altro giovane saveriano anche lui camerunese. Tornato in Italia a fine agosto, come prima destinazione da sacerdote missionario p. Serge ha avuto proprio Ancona.
Ho approfittato per chiacchierare un po' con lui.
Come ti trovi ad Ancona?
Ad Ancona mi sono subito sentito ben accolto. In questi mesi vissuti quotidianamente con gli altri confratelli sono stato proprio bene.
Di cosa ti sei occupato?
Ho svolto il servizio di diacono nella parrocchia di S. Gaspare del Bufalo, nella zona di Brecce Bianche ad Ancona. Sempre qui, insieme ad Alessio che si stava preparando al noviziato, ho lavorato con gli adolescenti e i giovani che non avevano mai intrapreso un cammino di formazione in parrocchia. Prima di tutto ho cercato di conoscerli, per poi iniziare con loro un percorso di crescita personale.
Cosa ti ha colpito di più?
Mi ha colpito l'accoglienza e la grande disponibilità. Ho visto che i ragazzi sono alla ricerca di qualcosa, e quindi hanno un cuore aperto.
Che idea ti sei fatto di Ancona?
Sono sincero e schietto... Ancona è una città strana. Mi sembra che non offra ai ragazzi molte possibilità. Passeggiando per la città e frequentando i suoi quartieri, ho avvertito che i ragazzi sono "allo sbaraglio", non sanno dove andare e si rintanano al centro commerciale! Non vivono la città con la vivacità giovanile. Tutti cercano di andar fuori, come se in città non ci siano luoghi significativi in cui ritrovarsi...
Questo cosa comporta?
Uno stile di vita così incide fortemente sul rapporto con i giovani. Va tutto bene quando si inizia un'attività. Ma poi nel momento in cui si tratta di fare il salto di qualità e di prendere impegni concreti, tutti si tirano indietro! Però sono ottimista: pian piano e con pazienza, conoscendo meglio le parrocchie, sono certo che qualche risultato arriverà. Per me è fondamentale crederci, per trasmettere la fiducia e l'entusiasmo ai ragazzi e ai giovani che incontriamo