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Tocca a noi difenderci?, Missionari accusati di favorire la guerriglia

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A fine novembre i missionari saveriani che lavorano nella repubblica democratica del Congo (RD Congo) sono stati oggetto di una campagna di calunnie diffuse sulla stampa nazionale e internazionale con titoli scandalistici come, "Genocidio in nome di Dio": assolutamente falsi e fuorvianti.

Strettamente confidenziale?

Le accuse provengono da un rapporto di "esperti" per le Nazioni Unite che doveva rimanere "strettamente confidenziale e da non diffondere". Nel rapporto si ammette il fallimento dell'operazione militare denominata "Kimya II", condotta dalle forze dell'Onu (Monuc) per liberare la regione del Kivu dai "ribelli" del Fronte democratico di liberazione del Ruanda (Fdlr). Ma il rapporto tira in ballo, con nome e cognome, anche due saveriani ai quali attribuisce forme di collaborazione con i "ribelli", che da anni vagano nelle foreste del Kivu, abbandonandosi a saccheggi, violenze e distruzioni ai danni della povera gente.

Non si capisce come e perché questo documento sia finito sulla stampa e come questa l'abbia pubblicato senza verificarne la verità. Non sono purtroppo rare, neppure nel nostro Paese, queste fughe di notizie che servono solo a fare scoop. In questo modo però è stata infangata l'onestà professionale di due missionari che stanno spendendo la loro vita in Africa per ragioni evangeliche.

Due comunicati per chiarire

I saveriani del Congo hanno già provveduto con un comunicato a dimostrare l'infondatezza delle accuse. Con loro ribadiamo che lo scopo unico della nostra presenza - in Congo come altrove - è di natura evangelica e umanitaria, escludendo ogni implicazione di parte. Purtroppo non siamo nuovi a questo genere di accuse. C'è sempre chi non vuol credere alle nostre intenzioni, perché non vede bene la nostra presenza accanto a coloro che soffrono e sono vittime dell'ingordigia di chi vorrebbe saccheggiare i poveri senza che nessuno alzi la voce.

Il superiore dei saveriani in Congo e i suoi consiglieri hanno emesso un secondo comunicato in cui ricordano che "dal 1958, noi ci siamo impegnati continuamente nel campo dell'evangelizzazione e della carità, e operiamo a livello sociale, scolastico, medico e in tutto ciò che concerne lo sviluppo integrale. Questo ci coinvolge con la sofferenza della popolazione e ci obbliga a essere compagni di strada sul sentiero della pace e della giustizia, sempre nella prospettiva del vangelo e secondo gli orientamenti della chiesa cattolica".

In questi cinquanta e più anni, abbiamo condiviso le ricorrenti catastrofi che hanno segnato la storia del Congo e abbiamo pagato di persona. "Alcuni dei nostri confratelli - leggiamo nel comunicato - sono stati imprigionati, percossi e perfino messi a morte, come conseguenza della loro scelta di operare in comunione con la gente".

Non ce ne lamentiamo; fa parte del conto previsto nel vangelo: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi".

Chi ha fango da gettare?

Ma non possiamo tollerare che il buon nome dei nostri fratelli, cui tutti danno testimonianza di dedizione e disinteresse e che mettono ogni giorno a repentaglio la vita per i poveri, sia infangato in modo falso e gratuito. Sappiamo che non hanno fomentato né sostenuto la ribellione, che non hanno operato contro il Paese né contro la pace del Paese, anzi!

Dall'inizio dell'interminabile guerra del Kivu (1994) alcuni confratelli, che lavorano a Goma, Bukavu, Kidoti e altrove - territori al confine - continuano a soccorrere i rifugiati, senza per questo divenire partigiani di un gruppo o dell'altro. Consapevoli dei nostri limiti, tentiamo di rispondere in termini evangelici alle situazioni umane che ci interpellano.

È questo il nostro contributo alla pace e alla vita di quel Paese nel quale troppi cercano solo la guerra e la morte per poter saccheggiare le enormi ricchezze di quel territorio, pronti a usare ogni genere di violenza e ad ammazzare chi non si piega alle loro pretese.

In ultimo, ci dispiace molto sentire che le forze dell'Onu, invece di fare il loro dovere a difesa delle popolazioni inermi, contribuiscano a seminare ulteriore confusione con rapporti come quello che è all'origine di questa dolorosa vicenda.

Alla fin fine, a noi basta la parola di Gesù: "Beati voi quando, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,11).



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