''Costa meno della guerra'', Eppure nessuno finanzia la pace
Forse è la prima volta nella storia che un capo di Stato afferma, chiaro chiaro, che "la guerra costa cara", costa più di tante altre cose buone che si potrebbero fare. Lo ha affermato il presidente Obama il 9 settembre 2009 nel discorso al Congresso.
Spero di sentirla ancora quest'affermazione da tante altre personalità responsabili delle politiche nazionali e internazionali: la guerra costa cara, molto più cara, sempre e dovunque. Ed è sempre finanziata dai fondi pubblici dei cittadini (che la guerra non la dichiarano).
Ma cos'è che costa meno? Nel caso specifico, la riforma sanitaria a beneficio di 40 milioni di cittadini Usa costerebbe meno della guerra in Iraq e in Afghanistan: solo 900 miliardi di dollari in dieci anni, contro i tre trilioni di miliardi spesi per la guerra. Gli esperti calcolano che il costo di guerra solo per l'Iraq è di 177 milioni di dollari al giorno, 123mila al minuto. Ma sembra che ne sia valsa la pena, perché a dicembre i grandi si sono finalmente spartiti i pozzi di petrolio delle riserve irachene messe in sicurezza...
E nel mondo ci sono tante altre belle conquiste che costerebbero meno della guerra e renderebbero molto più beneficio all'umanità: l'alfabetizzazione e la scuola, ad esempio; lo sviluppo dell'agricoltura e della piccola industria; distribuire la corrente elettrica e l'acqua potabile; costruire strade e ponti...
In definitiva, molto meno della guerra costa la pace. Eppure, nessuno è disposto a finanziarla. Anzi, la spesa militare mondiale oggi supera i 1.000 miliardi di dollari e continua a crescere. Il mondo è armato fino ai denti e la pace è sotto finanziata. Il mondo spreca il cibo e i popoli sono sotto nutriti.
Cos'è che costa di più? Costa più bonificare che inquinare; smaltire i rifiuti più che produrli. Costa più la malnutrizione che combattere la povertà; prevenire le malattie più che curarle. Costa più mantenere un sistema finanziario spericolato che riformarlo e regolarlo; fare la dieta più che essere sobri...
Eppure, alla fine, sembra che non ci fidiamo delle cose più utili e meno costose, e decidiamo per le cose che costano di più in termini economici e di vite umane. Lo stesso presidente "premio Nobel per la pace", alla fine, ha deciso di spendere ancora di più, inviando in guerra altri soldati e mezzi.
Le solite contraddizioni tra il dire e il fare, tra il desiderio e la realtà.
Già Raoul Follereau, il grande apostolo dei lebbrosi, implorava di avere in dono l'equivalente di una nave portaerei, sufficiente a debellare la lebbra dalla faccia della terra. Nessuno gli fece il regalo e la lebbra continua a mietere vittime e a pesare sull'economia di tante famiglie.
Le nostre piccole scelte. Diceva Norberto Bobbio: "La nostra ragione non è un lume; è un lumicino. Ma non abbiamo altro per procedere in mezzo alle tenebre". Sarà bene che facciamo buon uso del lumicino, prima che si spenga e ci faccia piombare nel buio profondo.
Cominciamo noi stessi a essere più responsabili, in tutte quelle piccole cose che dipendono da noi.
"L'umanità ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale; ha bisogno di riscoprire quei valori che costituiscono il solido fondamento su cui costruire un futuro migliore per tutti" (Messaggio Pace, 2010).