Tanti auguri da Betlemme
Anche quest'anno la gioia e le luci del Natale sono temperate dalla crisi in corso che non accenna a concludersi. La ripresa economica c'è, ma è lenta. La ripresa produttiva c'è, ma ci sono ancora molti che stanno perdendo il loro posto di lavoro.
La pace tutti la vogliono, tutti ne parlano, ma intanto i conflitti continuano e con essi il disprezzo dei poveri e dei deboli, la violenza gratuita, la persecuzione contro i cristiani e i credenti, i muri divisori e i posti di blocco armati, con le code di chi è costretto a chiedere il permesso per entrare a casa propria. L'abbiamo visto di persona in questi giorni qui in Terra Santa. Speriamo che le luci natalizie di Betlemme riescano a illuminare un po' questo nostro mondo.
La realtà e il messaggio
Vi scrivo dalla Terra Santa, dove mi sono recato anche quest'anno con i saveriani e le saveriane del corso di formazione permanente. Attorno alla grotta di Betlemme, dove nella notte di Natale viene deposto il Bambino Gesù, abbiamo ascoltato ancora una volta il messaggio degli angeli: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama". La scommessa è sempre la stessa: collegare la dura realtà di oggi con il messaggio di Natale, per trovare in quest'ultimo una speranza che illumini la situazione del mondo.
La grotta di Betlemme, come la splendida Natività del pittore fiammingo Gherardo delle Notti, è avvolta nelle tenebre, ma i volti di chi contempla il mistero sono illuminati dalla luce che si sprigiona dal Bambino Gesù. È lui la luce che viene nel mondo. Anche oggi, è Gesù che illumina la nostra speranza e ci offre il punto di vista da cui guardare il nostro mondo. Infatti, lui si è fatto uomo per insegnarci a "vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà" (Tito 2,11).
Sobrietà, giustizia, pietà
Anzitutto la sobrietà, la capacità di essere liberi dalle intossicazioni e dalle droghe che ci vengono proposte per stordirci e impedirci di vedere e giudicare evangelicamente quello che la società ci propina per farci dimenticare la realtà: promesse di false sicurezze, diritti da difendere, barriere culturali su cui vigilare. Insieme a forme di edonismo e di vita spensierata che vorrebbero essere innocue e divertenti, ma che fanno male alla persona e alla sua dignità, che corrompono la gioventù e tolgono a tutti il gusto semplice della vita e dell'impegno per gli altri.
E poi la giustizia e la pietà, due virtù che mettono al primo posto Dio e i suoi valori, la sua volontà e, quindi, l'attenzione a tutti i suoi figli. Una giustizia che diventa carità nella misericordia e nella solidarietà, e che diventa scelta preferenziale dei poveri. Scriveva infatti papa Wojtyla nella sua enciclica missionaria: "il regno di Dio è destinato a tutti gli uomini, essendo tutti chiamati ad esserne membri". Ma per mostrare l'apertura universale del regno, "Gesù si è avvicinato soprattutto a quelli che erano ai margini della società, dando ad essi la preferenza".
Una scelta evangelica
Questa è l'opzione del Natale. Non una scelta ideologica né una forma di pauperismo, come se la povertà fosse l'ideale dei cristiani, ma una scelta profetica ed evangelica che, già per se stessa, dice ciò che sta a cuore a Dio e che deve stare a cuore anche a noi: l'uomo. Nulla infatti è più grande dell'uomo agli occhi di Dio, perché "la gloria di Dio è l'uomo che vive".
Si potrebbe obiettare che, proposta a Natale, la scelta dei poveri fa perdere luminosità e centralità al Bambino Gesù. Ma non è così, perché proprio quel Bambino, diventato adulto e cosciente della sua missione di rivelarci il volto del Padre misericordioso e il comportamento della persona coerente con la sua vocazione, si è identificato con i poveri del mondo: "Avevo fame, avevo sete, ero straniero, ero prigioniero... e vi siete occupati di me".
Un discorso non ideologico, ma concreto e fedele al vangelo del regno, vissuto nelle situazioni di violenza e ingiustizia, divisione e sofferenza, che caratterizzano ancora il nostro mondo. Se sapremo opporre a questa realtà la sobrietà vigilante, la giustizia e la pietà, daremo speranza ai nostri contemporanei e celebreremo un Natale non convenzionale, ma autentico. E inizieremo a percorrere con il passo giusto il nuovo anno che ci auguriamo sia benedetto da Dio.
Buon Natale e felice anno 2011.