Sveglia del mattino
Mi è successo più di una volta che al mattino, guardando fuori dalla finestra, vedessi un passerotto e altri uccellini svolazzare. Anche loro si erano svegliati e magari venivano a cercare qualche briciola per fare colazione. Era simpatico guardarsi attraverso il vetro, un modo per darsi il buongiorno. Ed è la medesima cosa che mi è successa quando, al primo ritorno dall’Africa, ero stato ricoverato all’ospedale per un intervento. Naturalmente mi avevano fatto l’anestesia. Al risveglio c’era il medico che mi guardava. Gli chiesi come era andata. La risposta è stata “tutto bene”. In ogni caso, la verità era leggermente diversa. Era andato tutto bene, per fortuna, perché erano intervenuti appena in tempo. Ma, come dice la Bibbia, il Signore guida la mano di chi opera e se lui segue i suoi consigli, non può che andare tutto bene. E questo mi ha fatto riflettere, quando andavo a trovare i malati e dicevo loro di farsi coraggio, che non erano soli. Un po’ come quella notte di Natale, in cui era il mio turno per vegliare la mamma in ospedale. Tutto intorno era pieno di festa: le campane, le luci, i canti. E io ero là da solo con lei... Avrei voluto dirle di svegliarsi, che le ero accanto. Gliel’ho anche sussurrato. Non so se mi ha capito. Forse sì. Ma quella notte e quell’attesa mi è rimasta dentro per tutta la vita. E così, quando mi sveglio al mattino o vado a letto la sera, il pensiero è sempre per loro e per le tante persone che ho incontrato, anche recentemente e che ho accompagnato con un saluto e una benedizione per il viaggio di ritorno nel cuore di Dio.