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Sud/Nord Notizie: Quant'è difficile vivere in pace!

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IL CAMMINO INIZIATO

Sudafrica: decimo compleanno. “Il mondo si aspettava che ci saremmo autodistrutti in una guerra civile su base etnica, invece oggi il Sudafrica festeggia 10 anni di democrazia ed è un esempio di speranza per il mondo intero”. Lo ha affermato Nelson Mandela alla vigilia dei festeggiamenti. Un buon auspicio per lo sviluppo democratico di tutto il continente africano. 

Thabo Mbeki, rieletto capo del nuovo parlamento, ha detto: “oggi comincia il nostro secondo decennio di democrazia. Quello che abbiamo fatto finora dimostra che noi africani possiamo risolvere e risolveremo i nostri problemi. L’Africa deve diventare il luogo di tutte le speranze dell’umanità”. Il capo dello stato ha anche affermato il ruolo centrale della donna nella società africana: “nessun governo in Sudafrica potrà mai dire di rappresentare la volontà del popolo se non lavora per l’emancipazione della donna in tutti i suoi aspetti”. 

Padre Efrem Tresoldi, portavoce dei vescovi sudafricani, ha dichiarato: “Rispetto ai tempi dell’apartheid, il Sudafrica ha fatto passi da gigante in campo sociale, ma molto rimane da fare soprattutto a livello locale. I servizi sociali e assistenziali sono carenti, i pensionati sono costretti a fare un giorno intero di coda per ritirare la pensione. Quello che manca ancora al Paese è una classe di impiegati statali motivata e ben preparata”.

Intanto, Nelson Mandela si è ritirato completamente dalla vita pubblica; intende trascorrere nella pace familiare gli ultimi anni di vita e completare i suoi scritti autobiografici.

I TRATTATI NON BASTANO

Sudan: c’è l’intesa? La guerra contro il sud del Sudan, che ha causato oltre due milioni di morti in ventun'anni, è formalmente finita. L’accordo tra il governo di Khartoum e l’esercito di liberazione del popolo sudanese (Spla) è stato firmato a fine maggio. Restano da definire le misure di attuazione e quelle di controllo internazionale. Poi dovrebbe iniziare un periodo (sei anni e mezzo) di transizione, con libere elezioni a metà periodo. Alla fine, la popolazione del sud potrà decidere, mediante referendum, se restare nello Stato federale con il nord o avere l’indipendenza.

La guerra in Sudan era iniziata nel 1983 quando, a seguito dell’introduzione della legge islamica shari'ah, le popolazioni del sud si sono rivoltate contro il governo. Mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek e missionario in Sudan da oltre 25 anni, ha detto: "È un passo avanti verso la pace, ma l'accordo è stato firmato in fretta ed è molto fragile; non risolve le vere cause della guerra tra il governo del nord e lo Spla, con quasi 100 mila combattenti armati".

Sudan: un’altra guerra! Da un anno e mezzo c'è un'altra guerra in corso in Sudan. Si tratta della regione occidentale Darfur, dove l'esercito governativo, appoggiato da milizie arabe, attacca e reprime la popolazione musulmana locale, provocando una grave crisi umanitaria. Un milione di sfollati interni, specialmente bambini e anziani, facilmente soccombono per fame e malattia; mentre sono già 130 mila i profughi nel vicino Ciad. Anche Kofi Annan si è detto "profondamente" preoccupato della situazione. Eppure, di questa nuova guerra non si parla nell'accordo di pace da poco siglato (vedi sopra).

Congo: tensione senza fine. Dall'inizio di giugno è di nuovo esplosa l'alta tensione in Congo. Bukavu, città ad est del Paese al confine con il Ruanda, è stata occupata dalle milizie banyamulenge (tutsi congolesi). Gli invasori hanno saccheggiato la città e la zona, portando violenza e distruzione. Le radio private sono state danneggiate; magazzini e mercati svuotati; almeno 60 persone tra militari e civili sono state uccise. In seguito a pressioni internazionali, gli occupanti si sono ritirati e l'esercito regolare è rientrato in città, riportando un po' di normalità. È preoccupante che questi episodi siano accaduti nonostante la presenza di un contingente dell’ONU (Monuc), il cui comportamento suscita nella gente molti interrogativi e risentimenti.

A farne le spese è stata la gente che si è nascosta in casa, senza acqua né cibo; molte ragazze hanno trovato riparo nelle missioni cristiane, per difendersi da violenze. I missionari saveriani, presenti in tutta la regione del Kivu, testimoni di continui episodi di violenza, hanno seguito con grande preoccupazione l’evoluzione degli eventi. Quello che è accaduto è un attentato grave al processo di pace iniziato nel 2002, dopo una lunga guerra che ha fatto più di tre milioni di morti.



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