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Sud/Nord Notizie: Nepal, Congo RD, China-Africa, Burundi, Onu

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Le sfide del futuro - Qualcosa di nuovo

Nepal: accordo di pace. Con la firma all’accordo di pace, il primo ministro Koirala e il capo dei ribelli maoisti Prachanda hanno messo fine alla decennale guerra civile costata la vita a oltre 13.000 persone. I leader dei sette partiti dell’alleanza al potere e i ribelli maoisti hanno deciso la costituzione di un parlamento e di un governo ad interim che guideranno il paese fino alle elezioni dell’assemblea costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione e decidere il futuro della contestata monarchia.

Inoltre, è stato affidato alle Nazioni unite il compito di sorvegliare lo smantellamento e il disarmo dei guerriglieri maoisti e dell’esercito. Uffici, scuole e istituzioni pubbliche sono rimasti chiusi nel primo giorno della "nuova era" di pace per celebrare l’accordo. Il governo centrale ha proclamato il 22 novembre giornata di festa nazionale.

• Congo R.D.: Kabila nuovo presidente. Joseph Kabila è il primo presidente del Congo eletto a suffragio universale diretto: ha avuto il 58% dei voti contro il 42% dei consensi raccolti da Bemba. Lo stesso Bemba, dopo aver presentato ricorso, ha riconosciuto la sconfitta, invitando il popolo a "restare unito, mobilizzato, vigile e determinato per l’interesse superiore della nazione".

Ora, Kabila è chiamato a consolidare il processo di pace in una nazione ancora lacerata dalle guerre. Sul piano sociale ed economico, il Congo, pur essendo ricco di legname, diamanti, uranio e altri minerali pregiati, è uno dei Paesi più poveri del mondo, dove più di un migliaio di persone muore ogni giorno a causa della violenza, della fame e delle malattie. Una corretta collaborazione tra pubblico e privato, in campo nazionale e internazionale, potrebbe mettere a miglior frutto le risorse del Paese.

Guadagni e soprusi

• Cina-Africa:accordi e alleanze. La costruzione in Egitto di una fabbrica per la produzione di alluminio, l’ammodernamento in Nigeria del collegamento ferroviario tra Lagos e Kano, un progetto con lo Zambia per migliorare la produzione di rame e un investimento con il Sudan per rafforzare l’industria tessile: sono solo alcuni esempi degli accordi commerciali siglati al vertice Cina-Africa. La campagna cinese in Africa non è più legata solo alla ricerca di materie prime o di petrolio - il continente africano fornisce alla Cina un terzo del fabbisogno nazionale di greggio - ma anche a un’alleanza politica. Pechino è sempre più il punto di riferimento per gli interessi dei paesi periferici dello sviluppo economico mondiale. In cambio, gli stati africani ottengono soldi, infrastrutture e un rapporto preferenziale anche in sedi internazionali. Ma sul rispetto dei diritti umani della Cina si chiude un occhio, forse anche due.

• Burundi: da riconciliare. La comunità internazionale appoggia un esperimento per far fronte a decenni di violenza in Burundi, con la creazione di due istituzioni: una Corte speciale per giudicare gli autori dei crimini contro l’umanità, e una Commissione per la verità per permettere la riconciliazione. Entrambe le nuove istituzioni prenderanno in considerazione i crimini commessi fin dalla fondazione del Paese, nel 1962.

Negli ultimi 10 anni, l’Onu aveva creato almeno tre commissioni d’indagine su richiesta del governo burundese, ma le loro conclusioni erano rimaste inascoltate. Grazie alle pressioni del segretario uscente, Kofi Annan, si sono fatti passi avanti per la costituzione di questi due nuovi organismi, uno giudiziario (la Corte Speciale) e uno extragiudiziario (la Commissione per la verità).

• Onu: basta violenza sulle donne. "La violenza contro le donne persiste in ogni paese del mondo come una diffusa violazione dei diritti umani e un grande ostacolo per raggiungere la parità. Questa violenza è inaccettabile, sia che venga perpetrata dagli Stati, che nella stessa famiglia o da estranei, nella sfera pubblica o privata, in tempo di pace o di guerra". Così si legge in un rapporto dell’Onu, stilato con la collaborazione di decine di donne africane, latinoamericane e asiatiche e basato su ricerche effettuate in 71 paesi. "Fino a quando questa violenza continuerà non possiamo pretendere di ottenere veri progressi verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace" prosegue il documento, sottolineando che "gli Stati hanno l’obbligo di proteggere le donne, di portare i responsabili di fronte alla giustizia e risarcire le vittime". Il rapporto riferisce che nel mondo una donna su tre, almeno una volta nella vita, subisce abusi fisici, sessuali, psicologici o mutilazioni genitali.



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