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Ricordando papà Enzo, Uomo onesto, sincero e generoso

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Il 31 agosto, papà Enzo (D'Agostina) ci ha lasciato. Otto giorni prima aveva compiuto 97 anni: una vita "sazia di giorni", come dice la Bibbia per alcuni patriarchi. Ha così raggiunto la mamma Neva, morta cinque mesi prima. Aveva trascorso le ultime tre settimane in ospedale a Latisana, dove si è spento un po' alla volta, fino all'ultimo respiro.

Il "capo" di Strassoldo

Tutti noi, famigliari e amici, ne abbiamo un caro ricordo, soprattutto perché la sua vita aveva come riferimenti principali la famiglia, le amicizie e il lavoro. Personalmente lo ricordo come uomo onesto e sincero, che voleva tenere unita la famiglia, educare i figli facendoli studiare e insegnando loro il valore del lavoro e delle cose (nel dizionario di casa non esiste la parola "spreco").

A Strassoldo era conosciuto come "il capo", perché era il capostazione delle ferrovie ed era stimato non solo per la funzione che svolgeva, ma anche per i suoi rapporti fuori dalla famiglia. Aveva infatti uno spiccato senso del "sociale", cioè di una partecipazione attiva nella vita del paese. A Strassoldo è stato uno dei soci fondatori della "Proloco"; per alcuni anni era stato assessore nel comune di Cervignano e in occasione del terremoto del 1976 si era unito alle iniziative degli alpini in aiuto alle famiglie disagiate colpite dal sisma.

Credo però che quanto esprime meglio la sua generosità è stato il gesto che aveva fatto con la mamma dopo la morte di mio fratello Claudio, investito colpevolmente da un automobilista. Non volle tenere per sé i soldi dell'assicurazione, ma pensò di far costruire una scuola materna, che Strassoldo ancora non aveva: quella scuola che ora è intitolata a mio fratello.

Quel senso di sicurezza...

Tra i tanti fatti che la memoria riporta alla mente, vorrei citarne uno della mia infanzia. Erano gli anni del "bambini a letto dopo Carosello". Io assistevo già in pigiama tutte le sere al Carosello e poi andavo a nanna.

A volte, però, facevo finta di essermi già addormentato. Sapevo che i miei non mi avrebbero svegliato, anzi la mamma diceva a papà "sta dormendo"; e così papà mi prendeva in braccio e mi portava a letto, cosa che mi piaceva molto e che mi dava un senso di sicurezza.

Nonostante ciò, papà Enzo aveva difficoltà a dimostrare il suo affetto con abbracci e baci. In questo era timido, aveva riserbo nel manifestare i suoi sentimenti e per questo ogni tanto la mamma lo prendeva in giro.

Ora finalmente, nella luce del Signore, papà può riabbracciare i suoi genitori, la mamma e mio fratello Claudio, che sentiamo sempre vicini, anche se in modo diverso.



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