Ridare il giusto valore alla morte
Care amiche e cari amici,
il mese di novembre viene ancora una volta con i suoi toni tristi e insieme con la grande Speranza. In questi giorni i cimiteri diventano punto di attrazione e riferimento per molti che vi si recano per mettere in ordine e ornare le tombe dei propri cari, luoghi di “conversazione” dove si rinsaldano gli affetti e dove si professa la fede nella Vita, la grande Speranza che non viene meno.
Certo, noi viviamo giorni in cui siamo inondati da racconti di morte, di persone uccise nella guerra o sul lavoro, di morti in casa o sulle strade. Sembra quasi che non sappiamo più opporci e fermare la morte; in certi momenti facciamo fatica a credere di essere nati per la Vita perché Dio è il Signore della vita, che vuole che noi viviamo! Ma sarebbe un guaio se facessimo il callo alla realtà della morte e dimenticassimo la nostra destinazione finale alla Vita con la V maiuscola.
La cultura del nostro tempo cerca di rimuovere il pensiero della morte oppure tenta di trasformarla in uno spettacolo spudoratamente offerto alla curiosità di tutti, mescolandola con le altre notizie della politica, della cronaca rosa, degli affari e dello sport fino a farla diventare un fatto tra gli altri di cronaca. Ma la morte è sempre morte, una realtà che ci ferisce e ci fa paura soprattutto quando ci tocca da vicino a casa nostra, nei nostri affetti.
È bene quindi per noi riportare la realtà della morte al cuore della nostra vita. Per questo c’è il mese di novembre. Noi ricordiamo i nostri cari, i confratelli che sono passati all’altra sponda, che ci ricordano che la vita è un dono da consegnare nelle mani di Dio. Per loro preghiamo nella certezza che li ritroveremo in Lui. Del resto noi che portiamo nel DNA di cristiani la memoria della morte del Signore, dobbiamo tenere vivo il pensiero della morte non per cinismo o per fare i guastafeste, né, meno ancora, per disprezzo della vita, ma per ridare alla morte tutto il suo valore e la sua importanza e vivere nella speranza della Vita eterna di Dio, che comincia già qui e non finirà mai.
Novembre è un’occasione per ritrovare la “sapienza del cuore”, quella che ci viene dal “contare i nostri giorni” (Sal 90,12), dal sapere cioè che viviamo giorni limitati che un giorno finiranno, quella sapienza che ci impegna ad utilizzare bene il tempo che ci è dato per il bene dei fratelli, per costruire con il Vangelo la pace e preparare qui tra noi quel mondo nuovo di fraternità e solidarietà per il quale Gesù si è sacrificato. Così, novembre si rivela un mese missionario non meno di ottobre. Ve lo auguro di vero cuore a nome dei missionari Saveriani di Tavernerio.