Sbagliando s’impara… sempre
A giugno, in Italia, termina l’anno scolastico. A luglio partono i primi gruppi di volontari per esperienze di lavoro e di condivisione con i loro coetanei nelle periferie del mondo. Le partenze sono preparate in tutti i dettagli, con largo anticipo di tempo. Di fatto, bisogna essere là per rendersi conto quanto un’esperienza di missione sia diversa dall’altra.
Ma, alla fine, nel cuore di tutti i protagonisti e le protagoniste sedimenta una graziosa pietra bianca, importante per la costruzione della propria personalità.
L’infradito della bambina
Ricordo la testimonianza di Alessandra, arrivata in Camerun a fare esperienza missionaria di gruppo, ma con la segreta speranza di arricchire anche la documentazione per la sua tesi di sociologia: “Io la pietra bianca l’ho incontrata subito, la prima sera. Eravamo giunti alla missione prima del tramonto, affaticati ed emozionati. Io mi sentivo portar via da una curiosità che non mi dava tregua. E quando il missionario ci indicò, come primo punto di riferimento, il sentiero di terra rossa bordeggiato da piante di cacao e bananeti, che congiunge la missione al villaggio, mi lanciai nell’avventura.
Avanzai per un centinaio di metri, e mi trovai bloccata la strada da una lunga fila di grosse formiche nere, che tagliavano in due il sentiero: «E, adesso, cosa faccio?… E se, qui, le formiche fossero velenose?». Intanto sul sentiero, di fronte a me, vidi avanzare una mamma che teneva per mano la figlioletta. La madre scavalcò con semplicità la fila delle grosse formiche nere, mentre la figlia pose l’infradito proprio sul loro passaggio e queste salirono sul suo piedino.
D’istinto, mi chinai per salvarla. Le sfilai l’infradito e cominciai a sbatterla decisamente per terra. Purtroppo era troppo consunta per resistere… e si ruppe in tre pezzi. La bimba si chinò, raccolse i pezzi e se li portò al cuore. La madre mi sorrise e, tutte due, proseguirono il loro cammino, in silenzio…
Un silenzio che a me parlerà per tutta la vita. E nella mia tesi dimostrerò che non è così semplice salvare chi è più povero di noi”.