San Guido Conforti, prega per noi!
A invocare il nostro fondatore come "santo", mi fa un certo bell'effetto. È santo come Francesco Saverio, nostro patrono, come sant'Abbondio, patrono della diocesi di Como, come san Martino, patrono della parrocchia di Tavernerio, come san Cataldo, del paese in cui sono cresciuto...
Un evento che non avevo preventivato. La mia paura è che, una volta messo sugli altari, non pensiamo a quello che ci ha insegnato per la nostra vita e a quello che ancora desidera insegnarci. E invece la chiesa lo proclama "santo" proprio nel mese missionario, il 23 ottobre, giornata missionaria mondiale. Infatti san Guido ha qualcosa da dire alla comunità cristiana di oggi, proprio in merito alla missione.
Ho letto Conforti con i giovani
Si tratta, quindi, di un fatto ecclesiale che va oltre i saveriani, ma che allo stesso tempo ha ancora molto da dire anche a noi missionari, nonostante pensiamo di conoscere il nostro fondatore e di aver imparato a memoria la sua "lettera testamento" durante l'anno di noviziato! Personalmente devo riconoscere che se non fossi stato formatore di aspiranti saveriani in Brasile, non avrei avuto occasione di approfondire la spiritualità del Conforti.
Negli ultimi dieci anni, mi sono trovato a rileggere, insieme ai giovani in formazione, le Costituzioni saveriane e le conferenze che mons. Conforti teneva ai suoi novizi. Anzi, le ho addirittura tradotte in portoghese. Insomma, dieci anni passati insieme ai giovani mi hanno aiutato a capire la mia impreparazione a dire le cose più importanti sul fondatore della congregazione a cui loro facevano dono della propria esistenza.
Il sogno realizzato con tenacia
Rientrato in Italia solo l'anno scorso, ho sentito dire che lo storico don Angelo Manfredi ha impiegato più di sette anni a raccogliere in un volume la storia di san Guido Conforti. Tutto ciò mi libera dalla presunzione di voler aggiungere chissà cosa alla sua persona e alla sua santità. Ciononostante, vorrei ricordare alcune verità su di lui, assimilate vivendo nella nostra famiglia missionaria. Lo faccio con la schiettezza e la semplicità che mi sembrano caratteristiche della tradizione saveriana.
A chi, come me, è passato da un seminario diocesano ai saveriani, la prima cosa che ha colpito di san Guido Conforti è che sia stato vescovo di Parma per ben 25 anni. Vescovo all'inizio del XX secolo, con tanti problemi da risolvere: la penuria di clero, l'ignoranza religiosa della gente, l'insorgere delle ideologie... Eppure con tutti quegli impegni, egli è riuscito con forte determinazione a dare seguito al sogno coltivato "fin dagli anni più verdi": realizzare, accanto al seminario della diocesi, il seminario per le missioni estere: una congregazione di missionari.
Quella lunga "via crucis"...
Nel mio percorso personale, ho incontrato alcune difficoltà a conciliare due seminari così uguali e cosi diversi. Ricordo, ad esempio, che quando decisi di lasciare il seminario della mia diocesi per entrare nel noviziato dei saveriani, dovetti percorrere tutte le quattordici stazioni della via crucis, prima in casa mia, per "convincere" i miei genitori che non ne volevano sapere di lasciarmi partire, e poi tutte le volte che bussavo alla porta del padre spirituale del seminario diocesano; senza dimenticare il rettore, il vice rettore e... mons. vescovo. Sempre per "convincerli" a lasciarmi andare missionario!
Era il 1964, in pieno concilio Vaticano II. Ricordo ancora le difficoltà che il mio vescovo mi parava davanti: "La diocesi ha bisogno di buoni preti, le parrocchie hanno bisogno, le lingue dei paesi di missione sono difficili da imparare...". Immaginate voi lo stupore che ho provato sentendo parlare di mons. Conforti come pastore buono che ha per "suo gregge" il mondo intero!