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Sarà ufficialmente inaugurato l'ufficio della Rai da Nairobi. Enzo Nucci, che ne è il corrispondente, ha detto: "Se la Rai ha aperto una sede in Africa, molto lo si deve alla mobilitazione del mondo missionario". L’appello della Fesmi, dunque, e gli incontri dei direttori delle riviste missionarie con i vertici della Rai, un risultato l’hanno ottenuto.

Riportiamo la notizia con una certa soddisfazione. I lettori infatti ricorderanno l’iniziativa «Notizie, non gossip», che le riviste missionarie, riunite nella Fesmi, lanciarono nel febbraio 2006, chiedendo un salto di qualità nell’informazione televisiva, in modo particolare di quella offerta dal servizio pubblico, i cui costi sono pagati anche dal canone dei cittadini. Molti firmarono il nostro appello e ci scrissero messaggi di incoraggiamento.

Ma ora c’è da continuare la partita. Un impegno corale del mondo missionario e un sano lavoro di pressione sono necessari ed efficaci. L’informazione - l’abbiamo detto e lo ripetiamo - è la prima forma di solidarietà. Perciò insistiamo per alzare ulteriormente, nel pubblico italiano, il tasso di consapevolezza delle questioni internazionali e, in particolare, il grado di conoscenza delle vere realtà vissute in tante nazioni generalmente trascurate.

A poco servirebbe una sede in Kenya (così come le altre aperte di recente in India e Turchia) se poi l’approccio alle notizie e il taglio dei servizi rimanessero quelli oggi predominanti, sbilanciati sui fatti negativi o clamorosi e poco capaci di cogliere i cambiamenti positivi, le novità all’orizzonte, il vissuto della gente e la sua voglia di futuro.

È tempo che la Rai apra nuove "finestre sul mondo". Chiediamo un giornalismo che sappia far parlare le persone e che metta in luce il positivo. Un diverso racconto dell’Africa, dell'Asia e dell'America latina contribuirebbe ad abbattere gli stereotipi e le immagini stantie. Avrebbe influssi positivi anche sugli immigrati e sui rapporti culturali tra i popoli e le nazioni.

C’è tutto un mondo di donne e uomini che sono protagonisti del loro domani; c'è una società civile in crescita; ci sono culture e tradizioni ricchissime... Tutto questo merita d’essere raccontato, infinitamente più dei grandi fratelli e delle varie vallettopoli. A poco servono nuove sedi Rai all'estero, se queste non diventano concrete opportunità per osare un nuovo stile, per cambiare mentalità, per fare vera cultura.

È troppo chiedere che la Rai, nei suoi Tg e nei suoi programmi, ospiti spazi fissi di approfondimento su temi e questioni internazionali, come oggi fanno per il mondo del mercato e dei motori, della gastronomia e della moda, dello sport e dello spettacolo?

Come cittadini e come missionari - rappresentanti di donne e uomini impegnati in nome del vangelo nei diversi continenti a servizio dei popoli - siamo convinti che una Rai più attenta a tutto il mondo faccia il bene dei suoi utenti e contribuisca a renderli, ogni giorno, un po’ di più "cittadini del mondo".

  • Federazione della stampa missionaria italiana (FeSMI)


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