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Quaresima, liberi e responsabili

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I tempi drammatici che stiamo vivendo in questi giorni ci danno forse più che mai l’opportunità di discernere ciò che conta davvero nel digiuno quaresimale. Non può trattarsi semplicemente di rinunciare a qualche piacere per un obiettivo piuttosto personale come perdere qualche chilo sulla bilancia o semplicemente godersi la soddisfazione di esserci riusciti con volontà e disciplina.

L’obiettivo del digiuno non è l’auto-ottimizzazione individuale. “È misericordia che voglio, e non sacrificio”, sentiamo dire da Gesù nel Vangelo di Matteo (9,13). Il sacrificio ha spesso il carattere di qualcosa di egocentrico, è come se mi sacrificassi allo scopo di ottenere qualcosa: salute, benessere, approvazione, stima. Tutti obiettivi encomiabili, ma non si capisce bene se stabiliti per amore di Dio o solo di me stesso.
La misericordia, invece, è un’altra cosa. È legata alla relazione e all’apertura verso gli altri: “Lacerate i vostri cuori e non i vostri vestiti!”, abbiamo ascoltato il Mercoledì delle Ceneri nella lettura del libro di Gioele (2,13).

Se voglio fare un proposito in Quaresima, forse dovrei cominciare chiedendomi non tanto di cosa voglio fare a meno, ma che cosa mi manca per essere gioioso come i figli di Dio, dopo la Resurrezione del Cristo, si presume debbano essere. Cosa posso fare, quindi, per essere più gioioso con Dio, con gli altri e con me stesso? Già, perché chi non può essere gioioso quando si sveglia la mattina, faticherà ad esserlo con gli altri e con Dio.

Allora, forse, una buona forma di digiuno potrebbe essere quella di allontanarsi da tutti quei pensieri che ci fanno male, considerandoli veri e propri pensieri-spazzatura, per fare spazio a ciò che emergerà: “E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,16-18).

Credo che solo nel silenzio svuotato dell’inutile e del superfluo possiamo ascoltare quel che il Signore ha da dirci e cosa si attenda da noi. Vivere così la Quaresima significa accoglierla come tempo propizio, anzi come il tempo privilegiato per sapere cosa potrò fare di buono nella mia vita di tutti i giorni, con l’aiuto di Dio e con la mia disponibilità a farmi aiutare.

Questo discernimento ci può aiutare a trovare e scegliere il proposito quaresimale che apre i nostri cuori e ci rende più vivi, più liberi, più amorevoli, più responsabili.
Invece di cercare ovunque i responsabili e i colpevoli, Dio - “Io sono colui che sono” - ci dia la forza di assumerci la nostra responsabilità nel mondo. Ci apra alla sua chiamata e ci faccia rispondere con fiducia: eccomi!



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