Poveri e disarmati, La vocazione missionaria di Carlo Urbani
La notizia è rassicurante: SARS, il virus che ha terrorizzato mezzo mondo, è ormai sotto controllo. Non tutti sono d'accordo. Qualcuno rilancia l'allarme: tornerà a settembre; non abbassare il livello di guardia!
Uscire dal fiume dell'indifferenza
Per noi saveriani non c'è nulla di meglio che condividere con gli amici più sensibili un modo di essere missionari che ci lascia poveri e disarmati, ma liberi nella ricerca del progetto di Dio sul nostro mondo.
Per noi missionari non c'è nulla di peggio che lasciarsi trascinare dal fiume dell'indifferenza, sulla scena di questo mondo in cui gli uomini vivono e muoiono, soffrono e sperano. Per noi, e anche per voi, lettori affezionati di Missionari Saveriani.
Il nemico invisibile
In Cina, noi saveriani abbiamo lasciato martiri e cristiani perseguitati per la fede. Il nostro destino è particolarmente legato al destino di quel popolo. Ci siamo preoccupati per le sue sorti, minate dalla polmonite killer.
Noi missionari ci sentiamo poveri e disarmati contro la Sars, perché la polmonite atipica non è un kamikaze, ma un nemico invisibile; perché la guerra della Sars non attenta ai pozzi di petrolio, ma ad un bene più grande: quello della vita stessa. Ha mietuto più vittime della guerra contro l'Iraq. Ha ucciso lo stesso medico che, per primo, l'aveva identificata. Carlo Urbani, un medico giovane. Premio Nobel per la pace nel 1999. Italiano nato a Castelplanio, un piccolo comune marchigiano.
I saveriani e la vocazione di Carlo Urbani
La domenica in cui si celebravano i funerali del medico, il parroco del paese mi ha scosso con una telefonata inattesa: "Padre Lino, forse tu non lo ricorderai, perché è passato molto tempo. Ma, sai che Carlo faceva parte del gruppo giovani e ha sentito parlare per la prima volta della vocazione missionaria proprio da voi? E' presso di voi che, poco alla volta, ha maturato il pensiero di diventare missionario. Non come prete; come medico".
Dentro di me sentivo brividi e stupore. Ero incapace di ricostruire il suo volto, di isolare il timbro della sua voce, nella folla di giovani che venivano a passare le domeniche con i novizi saveriani, ad Ancona. Nella preghiera, ho detto grazie al Signore, che parla al cuore dei giovani e dispone il loro animo a partire missionari della salute di tanti fratelli, nei paesi più poveri.
Missionari ogni giorno
Un giornale commentava il martirio del dottor Carlo Urbani: "Oggi dovremmo tutti riflettere per un momento e ricordare la vita di un medico così meraviglioso, così appassionato".
Mi sono detto: "Guarda un po'! Tenendo lo sguardo aperto su tutta la realtà, possiamo scoprire le tracce del lavoro che Dio sta facendo per soddisfare la sua ossessione d'amore: quella di trasformare questo mondo, reso invivibile, nella casa dove far crescere la sua famiglia.
E' proprio vero che non si diventa missionari una volta per tutte. Bisogna invece scoprirlo, giorno dopo giorno, riflettendo sui fatti che capitano.