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Parrocchia e missione in Periferia: Saveriane in periferia di San Paolo

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...e la parrocchia diventa missionaria

Suor Teresa è da quindici anni in Brasile. Lavora ai margini della grande città di San Paolo: Anhanguera, una parrocchia di oltre 100mila abitanti e continua a crescere; più della metà sono giovani, di età da 1 a 19 anni. Sono in maggioranza afro-brasiliani che arrivano dal nord-est del Brasile, dove c’è siccità e miseria. Arrivano con tanta speranza, ma le periferie della città non sono il paradiso: c'è scarsità di lavoro; mancano case, scuole, ospedali…

Ad Anhanguera vivono quattro missionarie saveriane; sono praticamente loro ad animare la parrocchia. Negli ultimi cinque anni sono cambiati tre parroci. "Loro fanno così: vivono da soli e si scoraggiano più facilmente. Siamo rimaste anche senza parroco e abbiamo dovuto tirare avanti, con l'appoggio e la solidarietà di tanti laici e laiche, che ci vogliono bene" - dice suor Teresa.

Sopravvivere ai margini della società

“Come si vive a Anhanguera?”, le domando. Teresa mi corregge subito: “Come si sopravvive a Anhanguera? Tutto è alla giornata: casa, lavoro, piccolo commercio, scuole… Quest’anno l’acqua è mancata per una settimana intera. Non si riusciva più a vivere, tanto che la gente ha organizzato un sit-in sull'autostrada. Le scuole?… Mancano le aule. Per far posto agli studenti si devono fare quattro turni. L’ultimo turno è dalle sette alle undici di sera!… Questa è la situazione normale della gente nelle grandi periferie di San Paolo.

Le faccio un’altra domanda a Teresa: “La tua parrocchia fa attività di primo annuncio? È una parrocchia missionaria?”. Teresa prende l'album dal tavolo e inizia a mostrarmi le foto, spiegandomi i tanti aspetti di questa pastorale missionaria.

I quattro pilastri dell'attività pastorale

Vedi, questa è l'ultima assemblea parrocchiale. Vi hanno partecipato 150 ministri, delegati e delegate delle 21 comunità di quartiere che formano la nostra parrocchia. In Italia, sarebbero come 21 parrocchie. Nell’assemblea abbiamo scelto i quattro pilastridella nostra attività pastorale: servizio, dialogo, testimonianza e primo annuncio.
Il servizio consiste nell'impegno sui tanti problemi sociali che assillano le periferie. Occorre fare pressione presso gli uffici municipali per la scuola, per il pronto soccorso, per l’acqua e soprattutto per i problemi di droga e micro criminalità.

Sul dialogo porto un esempio: durante le visite missionarie, formiamo le comunità su come mettersi in contatto con le persone delle altre chiese e delle altre religioni, con i cattolici che non partecipano alla vita della chiesa, con le persone che si ritengono non credenti. I cristiani devono saper dialogare con tutti e sommare le forze per migliorare le condizioni di vita della gente.

La testimonianza. Ecco, in questa foto si vedono i bambini dell’infanzia missionaria; sono loro che decidono le attività da fare, contattano gli altri ragazzi e li invitano a partecipare alle attività. Gli adulti sono solo animatori.

La parrocchia diventa missionaria

Il primo annuncio è fatto dai laici, che noi formiamo. Visitano tutte le famiglie del quartiere, si interessano ai loro problemi, le invitano alle riunioni. Ecco vedi queste foto: nelle periferie arrivano continuamente nuove famiglie. Il primo annuncio allora è accogliere i “nuovi arrivati”; è farsi conoscere per stabilire amicizia con altre famiglie, in modo che la gente non si senta sola e spaesata.
Le chiamiamo "visite missionarie", e i visitatori sono laici e laiche dello stesso quartiere. Abbiamo visto che le missioni fatte con gente di fuori, sono un gran fuoco di paglia: vanno via i missionari e non resta quasi niente. È diverso se sono le persone della comunità a visitare il quartiere, perché così conoscono le famiglie nelle loro situazioni concrete e possono dare continuità. Desideriamo che le persone evangelizzate diventino agenti di evangelizzazione; che ogni discepolo crei altri discepoli.
Molta gente dice “che bello che i cattolici vengono a visitarci!”. Anche chi visita è contento: “Mi dà una gioia così grande che non smetterei mai; cresce in me il desiderio…”. A conclusione del mese di ottobre, organizziamo la “camminata missionaria”.

La maratona evangelica, da un capo all'altro

Suor Teresa mi mostra alcune fotografie davvero interessanti. “Queste sono le foto della camminata missionaria, una vera maratona evangelica. La nostra parrocchia è molto estesa e le comunità non si conoscono fra di loro. Perciò abbiamo camminato da un estremo all’altro della parrocchia, fermandoci ad ogni comunità. I bambini dell’infanzia missionaria, ad ogni fermata, hanno recitato una decina del rosario missionario, vestiti con i colori del continente per cui pregavano.

Hanno partecipato anche gli adulti impegnati nelle visite missionarie. Avevamo indosso una camicetta con la scritta, Chiesa in Brasile: la tua vita è la missione. Tutto un sabato mattina, cantando, danzando, distribuendo foglietti, facendoci conoscere anche da quelli che non sono cristiani o che non vengono in chiesa.

La gente è rimasta contenta ed entusiasta".


UN PASSO OLTRE I CONFINI

Anche solo a sentir raccontare queste belle esperienze, ci si sente entusiasmare! Ma ho voluto fare a suor Teresa un'altra domanda: "Voi quindi pensate solo alla missione interna"? Mi risponde: "La missione deve essere vissuta a vari livelli: a livello locale, a livello diocesano, dentro le proprie frontiere e oltre. Invitiamo spesso i giovani brasiliani ad uscire dalle loro frontiere e ripetiamo che tutta la chiesa deve essere missionaria: non deve solo ricevere i missionari, ma deve anche inviarli. Il primo passo è superare i confini della propria comunità e andare verso le altre; da questo passo, seguono poi altri passi". Poi continua…

"In Brasile raccontano una storia, che dice così. C’era un grande incendio nella foresta. Il bentivì, un uccellino piccolo piccolo - così chiamato perché nel canto sembra dire “ti ho visto” - andò a prendere l’acqua e dal suo becco lasciava cadere una goccia d’acqua sulla foresta che bruciava. Qualcuno gli disse: “Illuso! Cosa vuoi fare con quella goccia d’acqua? Una goccia non può spegnere un incendio della foresta!”. Il bentivì rispose: “Io faccio la mia parte…”.

Se ognuno di noi fa la sua parte, allora le cose possono cambiare".

Si avveri il sogno di suor Teresa, il sogno di tutti i missionari e le missionarie! Non solo nella periferia di Anhanguera, ma in tutta la chiesa brasiliana e anche nella chiesa italiana.

Si avvererà, se facciamo ognuno la nostra parte!



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