Padre Mimmo Pietanza: Come uno di loro
Tra problemi e soddisfazioni
Come missionario, ho cercato di vivere con la gente, di stare attento alle loro esigenze, di essere amico, passando il tempo assieme e anche facendo quattro chiacchiere. Ho cercato di essere uno di loro e credo di esserci riuscito, almeno in parte.
Certi problemi “naturali”
In Bangladesh avverto una grande difficoltà “naturale”: la divisione tra ricchi e poveri. Chi ha qualche soldo in più fatica a entrare nella logica della solidarietà del gruppo. Certo, è una difficoltà naturale per tutti; ma qui è ancora più forte, per l’indole della società divisa in caste. Anche nella comunità cattolica c’è una certa tendenza a sentirsi superiori.
Nelle periferie delle grandi città, poi, ci sono anche problemi di convivenza: è difficile mettere insieme persone provenienti da tanti villaggi diversi. Sono davvero tanti i poveracci in queste zone; spesso sono costretti a tirare il risciò per guadagnare da vivere, e litigano per motivi futili.
Qualche bell’episodio
Mi ha dato soddisfazione collegare due villaggi che non avevano ancora una strada. Ho fatto una riunione con i proprietari dei terreni, che hanno dato la loro disponibilità, e con gli abitanti dei due villaggi. Ho trovato una certa collaborazione senza bisogno di insistere molto. Questa è stata per me un’esperienza bella, anche perché i cattolici che dovevano dare il terreno l’hanno fatto volentieri.
Un’altro episodio piacevole è avvenuto nel 2002. Era morta una giovane vedova con tre figli di otto, dodici e quattordici anni, e non aveva parenti nella zona. La comunità ha deciso di procurare i vestiti per i due figli più grandi, mentre io avrei offerto vitto e alloggio. Il figlio più piccolo ha trovato posto nell’orfanotrofio della missione e l’altro abita in una famiglia che ha un figlio della stessa età. Vedo che i ragazzi sono sereni e ben seguiti.
Un criterio importante
Il criterio che cerco di seguire è questo: la missione dà qualcosa, ma deve esserci dall’altra parte anche una certa collaborazione. Proprio per questo ho sempre insistito per creare gruppi di famiglie vicine, che si conoscano, si interessino le une delle altre e, all’occorrenza, si aiutino a vicenda.
Ho considerato questo obiettivo come una meta da raggiungere nella vita della comunità cattolica. Da parte sua, la chiesa cattolica in Bangladesh non si mischia nel campo politico, anche perché i cristiani sono una piccola minoranza.
Non c’è nessun “partito dei cristiani”, né c’è un gruppo di cristiani in un partito preciso, che possano avere una certa forza. I cristiani votano liberamente, senza avere un loro punto di riferimento.