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P. Rabito: ''Posso ancora fare qualcosa''

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Dice un proverbio africano: “Un anziano seduto vede più lontano di un giovane in piedi”. Padre Giuseppe Rabito, classe 1919, scruta ancora l’orizzonte in lontananza e sogna di poter tornare ancora in Sierra Leone. “Posso ancora fare qualcosa!”, ripete spesso. È tornato definitivamente in Italia nel 2011 per una rottura al femore, ma non ha abbandonato l’interesse per la missione e per i tanti cristiani che lui ha aiutato a conoscere Gesù Cristo.

Ordinato sacerdote il 28 maggio 1944, è pronto a celebrare il settantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale il 29 giugno 2014 nella chiesa parrocchiale di Villaverla (VI), dove 70 anni fa aveva celebrato la sua prima Messa.

Sempre sulla sua moto

“Padre Pino” - così è conosciuto al suo paese - ha speso ben 57 anni della sua vita missionaria in Sierra Leone, la nazione dell’Africa occidentale sull’oceano Atlantico, definita “la tomba dei bianchi”. È uno dei primi dieci saveriani in quella missione e uno dei fondatori della diocesi di Makeni, dove erano arrivati i primi saveriani nel luglio del 1950.

Padre Pino ha avuto l’intuito di aprire la missione saveriana tra l’etnia limba, il secondo gruppo etnico nel nord della Sierra Leone. Già negli anni cinquanta, attraverso una rete di scuole e di cappelle, p. Pino ha dato vita a numerose comunità cristiane che lui ha seguito con tenace regolarità.

Anche avvicinandosi alla bella età di 90 anni, tre volte alla settimana partiva da Makeni alle 2 del pomeriggio per incontrare i catecumeni all’uscita dalla scuola. Ogni domenica celebrava la santa Messa in due o tre cappelle diverse e, finché l’età glielo ha permesso, ha girato sulla sua moto, suscitando con la sua barbetta bianca, la gioia e la curiosità dei bambini.

Zelo missionario e preghiera

Il suo impegno maggiore è stato nella formazione della gente. Sono migliaia i ragazzi e le ragazze che egli ha aiutato ad andare a scuola, dalle elementari all’università.

Si è interessato soprattutto dei catechisti, che a livello locale sono i veri animatori delle comunità, e ha seguito i catecumeni personalmente.

Padre Rabito ha formato i cristiani all’auto sostentamento e allo zelo missionario. Ha aiutato generosamente tutti, ma per quanto possibile, chiedeva che si impegnassero a fare qualcosa e a dare almeno un piccolo contributo per la comunità.

È rimasta proverbiale la generosità della parrocchia di Binkolo, fondata da p. Rabito, in occasione della giornata missionaria mondiale. Generosità che ancora continua. Le offerte della comunità di Binkolo, infatti, superano quanto si raccoglie nel resto della di​ocesi di Makeni! Inoltre, i cristiani di Binkolo hanno dato vita ad altre piccole comunità nei villaggi più lontani dal centro.

P. Rabito è uno dei missionari più conosciuti in Sierra Leone. Negli ultimi anni risiedeva nella casa dei saveriani a Makeni. Lo si vedeva seduto sotto il portico, con un libro o la corona in mano. Riceveva molte persone, inclusi sacerdoti e religiosi che andavano da lui per la confessione. Invitava tutti a essere fedeli alla preghiera e alla santa Messa, e se qualcuno non era abbastanza “devoto”, lo pungolava dicendo: “Non fare come quel tale che pensava alla chiesa come a un qualcosa in più!”.

Auguri vivissimi!

Dal 2011 p. Rabito vive nella comunità saveriana di Vicenza, e continua a guardare lontano. Qualche settimana fa, mi ha telefonato chiedendo preghiere per il suo udito. “Sto diventando sordo, mi diceva, e non posso più ascoltare la confessione degli adulti”.

Papa Francesco ha scritto che “il Dio che ha manifestato il suo immenso amore in Cristo morto e risorto, rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani” (La gioia del vangelo, 11). “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi, per annunciare quanto è giusto il Signore”, ci assicura il salmo (91,15-16).

Tanti sinceri auguri, padre Pino, e grazie per l’esempio di zelo e di preghiera che ci hai sempre donato.



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