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p. Casula di Guasila: "L’uomo bianco di Dio"

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Pubblichiamo una parte dell’omelia che p. Filiberto ha tenuto la domenica di Pasqua, nella Messa in ricordo di p. Ivaldo, celebrata nella chiesa stracolma di Guasila. All’inizio e alla fine della Messa, su uno schermo è stato proiettato il filmato della consegna del crocifisso a p. Ivaldo da parte del vescovo di Cagliari mons. Mani. Padre Dino ha proiettato alcune immagini dalla Sierra Leone.

Anche a Macomer i saveriani hanno celebrato una Messa in suffragio del missionario, con la partecipazione di oltre 300 persone tra familiari e amici, delegate e giovani, missionari e sacerdoti.

Tanta gente ci è stata vicina. Ringraziamo tutti per l'affetto fraterno.

Ho sempre stimato p. Ivaldo e ci siamo voluti bene: questo mi dà il coraggio di parlare. Padre Ivaldo ha tanto desiderato morire in terra di missione, che ci è riuscito. Ciò dice molto della sua autentica vocazione e del suo zelo missionario.

La "passione" per i giovani

Padre Ivaldo si è impegnato nell’animazione missionaria e nella formazione di giovani aspiranti missionari in Scozia, a Londra e negli Stati Uniti. Si era preparato laureandosi in psicologia all’università salesiana di Roma. Dopo un breve periodo in Sierra Leone, è stato per sei anni rettore della casa saveriana di Macomer; poi gli è stata affidata la direzione del "Movimento Cem" a Brescia. Ottenuto il permesso di ripartire, ha speso gli ultimi anni in missione, come educatore degli aspiranti missionari della Sierra Leone e come collaboratore nella fondazione della facoltà di scienze religiose a Makeni.

Poi, la morte, così veloce da sorprenderci. In cerimonie simili, noi siamo abituati ad avere la bara del defunto davanti ai nostri occhi. Oggi invece la bara del defunto è lontana. E allora lasciamoci prendere dall’immaginazione. Qui siamo riuniti in preghiera, avvolti da tristezza. In Sierra Leone, migliaia di persone stanno danzando, non solo per dare il saluto a p. Ivaldo, ma anche per ringraziare il Signore perché ha mandato a loro, da lontano, "l’uomo bianco di Dio".

Il tempo della speranza

In Sierra Leone, conoscono tanti "uomini bianchi", arrivati per motivi di interesse e di lavoro. Hanno conosciuto "uomini bianchi" che li hanno sfruttati e fatti soffrire. Ma riconoscono il missionario come una persona persa, appunto "l’uomo bianco di Dio". È colui che va non per sfruttarli, ma per amarli e per insegnare l’amore di Gesù, fonte vera di salvezza nella vita presente e futura.

Con la risurrezione di Gesù, il tempo del pianto, della sfiducia nella vita, dello sconforto e della delusione è finito. È iniziato il tempo della salvezza, della vita nuova in Cristo Gesù. Il missionario p. Ivaldo, con la sua predicazione e con la sua attività di animatore, ha contribuito a riempire di gioia pasquale e di speranza la vita di tante persone. Tutte queste persone oggi sono intorno alla sua bara, per pregare e ringraziare Dio per la sua disponibilità ad amarle nel nome di Gesù.

Un nuovo inizio

Padre Ivaldo è crollato nel solco, come un vero missionario. Aveva tanta voglia di fare; sapeva fare tante cose. Voleva donarsi fino in fondo per i suoi africani. Ho parlato di solco per dire che è sceso, come scende il seme nella terra di questa generosa Sardegna, perché la sua morte porti frutti, copiosi e in abbondanza.

Ho la certezza che la morte di p. Ivaldo segnerà l’inizio di una nuova speranza per noi missionari in Sardegna. Da sempre, la morte è anche inizio di vita.

La morte di p. Ivaldo costituisce un messaggio e una speranza. Padre Ivaldo lo voleva, e per questo intercederà dal cielo.



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