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Quando comincia il mese di novembre, ogni anno ripenso alla confidenza che mi fece un giorno un amico giornalista sulla morte della moglie: "Io ho insistito - mi diceva - che i nostri due bambini vedessero la salma della mamma sul letto di morte. Perché credo che noi non ci immaginiamo quello che passa nel cuore di un bambino che, da un giorno all'altro, si vede sparire la mamma da sotto gli occhi, senza sapere perché e dove sia andata".

Nome e cognome sulla porta

Quest'anno il ricordo dell'amico è riaffiorato il 23 ottobre scorso, quando Benedetto XVI ci ha detto dove san Guido è andato a finire dopo la morte. Quel giorno, proclamando davanti al mondo che il vescovo missionario Guido Conforti è "santo", il Papa ha inteso comunicarci la certezza che san Guido è in paradiso. Abita in cielo. È reperibile in una delle numerose dimore delle quali solo Dio Padre possiede le chiavi.

Che ciò sia vero ce lo assicura Gesù, perché lui stesso, durante l'ultima Cena, aveva rivelato ai suoi apostoli: "Nella casa di mio Padre ci sono molte dimore". San Guido dunque ha, in cielo, una dimora tutta per lui. Con tanto di nome e cognome esposto sull'entrata. Quella è la sua dimora per sempre.

Una festa famigliare

Il 5 novembre san Guido ha festeggiato in cielo la ricorrenza dell'anniversario della sua morte sulla terra. E ha invitato nella sua dimora celeste tutti coloro che, insieme a lui, si sono impegnati a fare del mondo la famiglia di Dio: i suoi missionari, le sue missionarie; i papà e le mamme che hanno dato un proprio figlio a san Guido e alla famiglia saveriana. E insieme a loro, gli amici e le benefattrici, che si sono presi a cuore il progetto di san Guido.

Una moltitudine inimmaginabile di persone, di ogni continente, tribù, lingua e nazione, che oggi popolano il paradiso. Non sappiamo come sia andata quella festa famigliare. Forse hanno tenuto anche un consiglio di famiglia. Noi sappiamo solo che dalla dimora celeste di san Guido è partita una missiva per l'altra parte della sua famiglia: noi, appunto, che viviamo ancora su questa nostra terra.

Una bella lettera per noi

La missiva conteneva due belle notizie. La prima bella notizia è che la fine del mondo è ancora lontana. A noi umani rimane ancora una grande fetta di futuro da vivere. La seconda bella notizia è che Dio non ci salva da soli. Dio non prenderà riposo fino a quando non avrà riunito tutti quanti i popoli, con le loro differenze, in una sola famiglia. La missiva conteneva anche una lettera di famiglia che san Guido ha composto insieme a un suo amico santo fra i santi.

Leggiamo questa lettera per le cose belle che ci dice: 

"Carissimi, la morte non è niente, sono solo andato nella stanza accanto. Io sono io, voi siete voi. Ciò che ero per voi lo sono sempre. Datemi il nome che mi avete sempre dato. Parlatemi come mi avete sempre parlato. Non usate mai un tono diverso. Non abbiate un'aria solenne o triste. Continuate a ridere di ciò che ci faceva ridere insieme. Sorridete, pensate a me, pregate per me.

Che il mio nome sia pronunciato in casa come lo è sempre stato. Senza alcuna enfasi, senza alcuna ombra di tristezza. La vita ha il significato di sempre. Il filo non è spezzato. Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri? Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vista? Io non sono lontano, sono solo dall'altro lato del cammino. Con l'amico sant'Agostino, vostro, san Guido".

Tocca a noi rispondere

   Ora a noi tocca rispondere. Ma per dire cosa? Qualcuno mi ha suggerito: rispondiamo a quelli dell'altra stanza, che anche noi vogliamo essere con loro una sola famiglia, una sola cosa, per la grande missione che ci vede tutti coinvolti. Ma soprattutto rispondiamo per invitarli a ringraziare insieme a noi Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, che su di noi ha pensieri così belli da meritare il dono di tutto e di tutti noi stessi.



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