Non sono solo coincidenze…
Non credo alle coincidenze. Credo invece alla storia che ognuno di noi scrive nel famoso libro della vita, condotto dallo Spirito di Dio. Il fatto che io sia arrivato a Belém, in Brasile, qualche giorno prima del Cirio, la grande festa di Nostra Signora di Nazareth, è una pagina da scrivere almeno nel mio diario semipubblico. Se poi farà del bene anche ad altri… tutto è grazia!
Tanti ceri in processione
Ma cos’è il Cirio? Tra voi amici, immagino, ci siano tanti che non lo sanno e quindi vi devo una breve spiegazione. Qualcuno ha scritto che da queste parti dire “Feliz Cirio!” è come dire “Buon Natale!” o “Buona Pasqua!”. Proprio così. Dal punto di vista religioso e civile, culturale e popolare, questa è la festa più importante dell’anno.
Ma incominciamo dalla parola: “Cirio” vuol dire semplicemente “cero”… Infatti, nella famosa processione (che è durata sei ore per percorrere poco più di quattro chilometri), tantissima gente porta dei ceri più o meno grandi, ma soprattutto parti del corpo in cera come ex voto, per chiedere una guarigione o per ringraziare per qualcosa che nella religiosità popolare si chiama “miracolo”.
Maria: presenza profetica
Questa Madonna - che si chiama “Nazaré” (nome di donna molto comune da queste parti) - fa miracoli, come la Madonna di Fatima, di Lourdes, di Aparecida, di Guadalupe… Tutto “normale”, quindi, per i devoti di Maria di tutti i tempi e di tutte le latitudini.
Ma la storia di questa devozione è simile a tutte le altre in America latina. Per esempio, a Gaudalupe Maria viene in aiuto a un indio Juan Diego; ad Aparecida appare a tre poveri pescatori DomingosGarcia, João Alves e Filipe Pedroso; a Nazaré appare al “caboclo” (meticcio) Placido, per risolvere i problemi che la povera gente deve affrontare ogni giorno…
Privilegiando gente povera e umile come interlocutrice di un messaggio speciale da trasmettere all’umanità sofferente, Maria è sempre una presenza profetica.
Anche qui niente di straordinario. Già l’evangelista Luca aveva messo in bocca a Maria l’inno in cui dice: “Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”. Non sto qui a dimostrare che Maria segue nei secoli lo stile che è sempre stato di Dio e di Gesù, per cui “i poveri sono beati perché il regno appartiene a loro!”.
C’è sempre una prima volta
La cosa che più impressiona nella processione del Cirio è la gente: non solo la quantità, ma la sua devozione che si esprime, per esempio, con le mani rivolte all’immagine che passa in mezzo a questa marea di popolo.
Quest’anno anch’io ho partecipato finalmente con la veste liturgica, cosa che non avevo mai fatto negli anni addietro; tanto che uno dei miei antichi alunni del seminario diocesano, ormai prete da alcuni anni, me l’ha subito fatto notare.
Mi ha redarguito, ricordando le tante altre volte che mi aveva visto in mezzo alla gente, come uno che non ci teneva a farsi notare, vestito da prete…
Ho incassato il colpo. In verità, mi sono accorto che l’unico privilegio del clero è quello di stare più vicino alla “berlinda” (così si chiama la nicchia portatile della Vergine adorna di fiori).
Comunque, anche in quello spazio che sembrerebbe privilegiato, nelle curve bisogna fare i conti con la ressa della gente che non va per il sottile e non sta a guardare se tu sei o no un prete.
A un certo punto ti senti all’improvviso trasportato per via aerea… Altro che privilegio! Se non stai attento, vai a finire sotto i piedi della gente!
Sono contento d'essere qui
Ma ce l’ho fatta: sono arrivato alla fine con la veste liturgica sporca di fango. Così il 12 ottobre ho concelebrato due Messe: una alle 5 del mattino, tutta per me, in ringraziamento per il mio ritorno in Brasile, a Belém do Pará… e l’altra alla fine della processione, tutta per i due milioni di persone che hanno accompagnato la Madonna di Nazareth!
Avrei tante altre cose da dirvi sui devoti: in ginocchio per le strade, o attaccati alla corda che li lega simbolicamente e materialmente all’immagine di Maria, o semplicemente in una preghiera silenziosa (come la mia… che è consistita nel ripetere non so quante volte l’intero rosario, lungo tutto il percorso). Ma vedo che questa lettera va per le lunghe ed è ora di chiuderla.
Oggi, se ancora ce ne fosse bisogno, vi ripeto che sono contento, grato e ben disposto per la nuova missione a cui sono stato destinato: è in questa città, nella parrocchia San Francesco Saverio, Bairro do Marco, per rimpiazzare il confratello saveriano neo-nominato vescovo, dom Adolfo Zon, che andrà dove papa Francesco lo ha inviato: nella diocesi di Alto Solimões, nell’Amazzonia confinante con il Perù.
Auguri a lui, e tanti saluti a tutti voi. Continuate a pregare per me, perché inizi, fedele e gioioso, la missione che il Signore mi sta affidando. Grazie!