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In cammino con p. Uccelli / 9

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Nona puntata della vita di p. Pietro Uccelli per ravvivare il suo ricordo ed il suo esempio nella nostra vita, per camminare con lui evangelicamente. La fonte è il libretto di p. Ermanno Zulian, “La gioia di fare il bene”, e gli scritti di altri autori saveriani (G. Viola, A. Luca, G. Camera, E. Fasolini). Il titolo di questo mese è: Instabilità nel grande Paese.

In Cina nei primi decenni del ‘900 c’è un clima di instabilità politica, sociale e sanitaria. Nel governo dell’immenso Paese c’è divisione: ci sono quelli che sono per l’imperatore nella tradizione millenaria e quelli che sono per la Repubblica e per uno stato progressista. L’imperatore muore e il successore è un bambino di tre anni. Il potere è preso dal ministro degli Esteri, Yuan Shikai, che organizza un suo esercito e diventa l’uomo forte del paese.

“Siamo in piena rivoluzione”, scrive p. Uccelli il 16 gennaio 1912. Il signor Yuan Shikai si accorda con i repubblicani, chiede le dimissioni al reggente e diventa presidente della Cina. Nella confusione arrivano anche i briganti, organizzati in bande armate, che seminano terrore e morte nelle campagne. E il 1913 è l’anno della grande carestia… si raccontano storie orribili. 
I missionari saveriani in Cina in questo periodo sono nove. P. Vincenzo Dagnino, giovane missionario di grandi iniziative, muore il 4 luglio 1908 di vaiolo. È assistito da p. Pietro, che scrive al papà: “Una morte così bella non l’ho mai veduta”. I missionari rimangono in otto e altri arriveranno di anno in anno.

Nel 1911 il responsabile dei saveriani, p. Luigi Calza, è nominato vescovo del Vicariato della regione Honam Occidentale. Programma un viaggio in Italia per la sua ordinazione episcopale. Prima di partire (8 marzo 1912) si fa sostituire per alcuni mesi da p. Uccelli, che deve lasciare la sua prima missione a Chengehow per una seconda a Hsuchow (1911-1914), il più importante centro della missione. P. Pietro, che non cerca onori e responsabilità, con difficoltà accetta l’incarico in un periodo difficile e scrive al nuovo vescovo: “Avrei voluto rimanere al mio antico posto… Se Lei potesse leggere nel mio cuore…”.



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