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Sono tornato al lavoro di sempre

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Rientrare al lavoro dopo un anno trascorso in Brasile non è onestamente una cosa semplice. Quando ero ancora là e si stava avvicinando il tempo del rientro, più d'una volta mi sono ritrovato a immaginarmi di nuovo alla scrivania davanti al computer, parlare con la gente. Francamente la cosa mi preoccupava un po'...

Infatti, c'è stato bisogno di un tempo di "decompressione" nel quale "atterrare in modo dolce". Siamo rientrati in Italia a fine agosto, così da permettere ai bambini di iniziare la scuola a metà settembre e a me di tornare al lavoro il primo ottobre. Così il primo mese è stato un tempo propizio per vivere la fase del reinserimento graduale.

Sono tornato a occuparmi delle cose che facevo prima. Lavoro in una banca di credito cooperativo e mi occupo di soci e di responsabilità sociale, promuovendo cioè progetti che hanno a che fare con la finanza etica, la responsabilità sociale, il territorio. Tutte cose che mi piacciono molto e che perciò faccio con passione, perché mi permettono di dare un volto umano e un senso "un po' più alto" al mio lavoro di bancario.

I valori in cui credo

Sin dall'inizio ho sempre cercato di portare, dentro tutto ciò che facevo in banca, i valori in cui credo. Penso che questo, insieme alla mia determinazione, sia stato anche ciò che ha guidato i miei passi e le mie scelte. Ho rinunciato ad altre prospettive (per certi versi più appetibili) per arrivare a fare ciò che faccio: occuparmi cioè di progetti di responsabilità sociale.

Quando chiesi l'anno di aspettativa, necessario per andare in Brasile, mi fecero presente che, al rientro, non era detto che mi sarebbe stato affidato lo stesso incarico. A dire il vero, questo mi pesava un po'. Allo stesso tempo sentivo che questo non era un buon motivo per rinunciare a partire e che in fondo, se Dio aveva guidato i miei passi (anche lavorativi) fino a quel momento, lo avrebbe fatto anche dopo.

E in effetti così è stato. A conferma che quando affidiamo le nostre cose più preziose nelle sue mani, non restiamo delusi ma, al contrario, veniamo sempre ricompensati "con l'aggiunta degli interessi".

Le domande della gente

Rientrato al lavoro, nelle prime settimane i colleghi mi facevano tante domande: come eravamo stati in Brasile, le impressioni del rientro, se i bambini si erano ambientati, di cosa ci eravamo occupati... Molti avevano già letto le nostre e-mail dalla missione.

Tanto interesse mi ha fatto riflettere che in realtà tante persone si lasciano toccare, interrogare o semplicemente incuriosire da una esperienza come la nostra. Per me è stata un'opportunità non solo per raccontare e rivivere certe emozioni, non solo per "matar a saudade" (letteralmente: "ammazzare la nostalgia"), ma anche per dare ragione dei motivi di questa nostra scelta vissuta nella fede.

Foto e oggetti diversi

Adesso sono tornato a occuparmi di quel che facevo prima, ma i segni dell'esperienza missionaria in Brasile sono rimasti e sono tuttora visibili. Il mio ufficio si è arricchito di alcune foto legate a esperienze e momenti significativi della nostra presenza in Brasile.

Chi viene in ufficio respira un'aria sicuramente missionaria e i clienti e i soci che entrano per la prima volta, rimangono spiazzati nel trovare un ambiente non propriamente... "bancario": il portapenne degli indio kaingang sulla scrivania, animaletti di legno fatti dagli indio guaranì sul mobile, sulle pareti le foto della nostra comunità con i saveriani e della marcia con i sem terra...

Vivere al meglio qui e ora

Tornare alla scrivania non è stato semplice. A volte sembra non avere un gran senso quello che facciamo qui, specie se rapportato a ciò che facevamo là, nella semplicità del quotidiano. Il primato delle relazioni, il concedere tempo a se stessi e agli altri, sono dimensioni che qui a volte sembrano difficili da recuperare.

Ma mi ripeto spesso: ciascuno è chiamato a vivere al meglio il tempo presente cercando di collaborare alla costruzione del regno "qui e ora". E allora, buon lavoro e buona missione a tutti!



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