Neanche un prete saveriano! Ma...
Cari amici, scrivo per darvi alcune notizie, che spero vi facciano piacere. Comincio dalle più recenti. Da otto anni mi trovo ad Ananindeua, in Amazzonia, dove cerco di formare i giovani che desiderano diventare missionari. Tra qualche giorno partiranno da qui Rafael e Ivanildo, per fare il noviziato saveriano nel sud del Brasile. Lì troveranno Francisco, un giovane di Abaetetuba laureato in matematica, che ha piantato la sua carriera per diventare missionario saveriano: speriamo che riesca a realizzare il suo bel sogno.
Un altro giovane ha concluso il noviziato ed è tornato in Amazzonia per terminare gli studi di infermieristica. Probabilmente andrà in Mozambico (Africa), dove si trova Luizinho, il primo saveriano del nord Brasile, anche lui infermiere.
Insomma, in tutti questi anni ancora non mi è... scappato un prete saveriano; solo infermieri! Con i tempi che corrono, l'importante è che i giovani sentano la vocazione missionaria, che non è certo un'esclusiva dei preti! Sono frutti magri, se penso ai 30 saveriani della mia classe, ordinati nel 1973. Ma quelli erano tempi che non tornano più.
La fatica di formare i giovani
Ho anche un impegno con i seminaristi di 14 diocesi e altrettante congregazioni, che studiano in questa parte dell'Amazzonia, nell'istituto regionale per la formazione sacerdotale. Da vari anni faccio loro un corso di lezioni sui profeti della Bibbia e li accompagno anche nell'attività pastorale. Nel primo anno di teologia sono una trentina di studenti; ma pensate che quest'anno ne ho bocciato solo uno! Vuol dire che ormai sono diventato vecchio e mi lascio commuovere più facilmente...
Insegno Bibbia anche ai laici nell'istituto pastorale regionale. Lo faccio volentieri, perché mi fa tenerezza vedere l'impegno di tante mamme di famiglia, che una volta al mese lasciano tutto per partecipare a questi corsi intensivi di tre giorni: venerdì, sabato e domenica. Ci sono anche alcuni uomini, ma pochi. Da questo si capisce che anche da queste parti il futuro della chiesa (come già il presente) è proprio nelle mani delle donne! La stessa cosa accade nella scuola di catechesi della diocesi di Abaetetuba (una città a più di 100 chilometri da dove vivo): anche lì la maggioranza sono donne casalinghe.
La "monnezza" di Águas lindas
Attorno alla nostra casa abbiamo una realtà di periferia urbana, che è tipica delle metropoli non solo brasiliane. Ho visto qualcosa di simile a Cali (in Colombia), a Caracas (in Venezuela), a Città del Messico... Traffico, violenze, morti "gratis": così la gente chiama la morte prematura di tanti giovani! Noi saveriani diamo una mano nella parrocchia di Santa Teresina: 45.000 abitanti con quattordici comunità e un solo prete!
Il quartiere si chiama "Águas lindas", che vuol dire "Acque cristalline". È un quartiere rinomato da queste parti perché, un giorno sì e un giorno no, il suo nome è riportato nella cronaca nera del giornali di Belém. Altro che "Acque cristalline"! In questa realtà facciamo quel che possiamo, che è veramente poco. Anche i nostri giovani studenti saveriani aiutano le comunità, piccole e perse nel mare della metropoli.
Qui vicino abbiamo il "lichão - la discarica", dove dai dintorni vengono a buttare tonnellate di "monnezza", come dicono al mio paese. Prima di sotterrarla, ci sono la bellezza di 2.500 famiglie che vivono del riciclaggio di tutto quello che è possibile recuperare, sottraendolo alla voracità dei corvi. Alcuni giorni fa ho celebrato la Messa nell'ottavario della morte di Reginaldo: aveva cercato di evitare una lite tra due colleghi per un pezzo di cartone... Lui si era messo in mezzo e ha preso "gratis" una pallottola!
Noi siamo qui, in mezzo a queste piccole comunità urbane, cercando di dire con la nostra vita che "un altro mondo è possibile"! Quel mondo che Gesù chiamava "regno di Dio".