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Mu Kosa Kwabo, bambino ingegnoso, Il battesimo...

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Quell'anno avevamo deciso, finalmente, di ascoltare il lamento dei cristiani, che si sentivano umiliati di pregare dentro una chiesa fatta con canne di bambù. Il capo dei cristiani diceva: "Le nostre comunità chiedono una chiesa fatta di mattoni, perché i cristiani vogliono prendere esempio dai mattoni che si legano l'uno all'altro e si sostengono a vicenda. Nella chiesa di bambù, ogni canna sta in piedi da sola, senza sentire il bisogno delle altre e questo non dà un buon esempio".

Una richiesta sorprendente

Durante la quaresima uomini e donne si tassarono della somma corrispondente al prezzo di un mattone (30 centesimi di euro). La sera, gli anziani del villaggio venivano alla missione per contare quante nuove file di mattoni erano state posate. Il loro sogno era quello di entrare nella chiesa, la notte di Pasqua, quando avremmo battezzato 400 adulti.

Durante la settimana santa, Mu Kosa Kwabo venne a cercarmi: "Sarò battezzato anch'io; voglio legare il mio mattone con quello degli altri cristiani". Il suo nome tradotto in italiano significa: "È colpa loro". Frequentava la quinta elementare. La cosa mi intrigava perché, nella piana degli elefanti, nessun bambino di quell'età si sarebbe mai sognato di avere una simile somma: 30 centesimi. Furono le mamme del villaggio a raccontarmi il segreto. 

Una felicità tutta africana

La capanna di Mu Kosa Kwabo era in riva al lago Tanganika. Il mattino percorreva sette chilometri a piedi per venire a scuola e altrettanti per tornare a casa. Gli stessi chilometri li percorrevano le mamme del suo villaggio che andavano al mercato. All'alba del primo lunedì di quaresima, Mu Kosa Kwabo si presentò alle donne del suo villaggio: "Se una di voi, invece di portare la gerla sulla testa, la affida a me, io la trasporto fino alla scuola per 10 centesimi alla settimana". Le donne sapevano che il sollievo valeva davvero 10 centesimi. La somma bastò per comprare una scatola di 100 fiammiferi di legno.

Poi la seconda sorpresa. Il secondo lunedì di quaresima, alla fine delle lezioni, invece di tornare al villaggio, Mu Kosa Kwabo si sedeva sul ciglio della strada, in mezzo alla polvere. Metteva davanti a sé i cento fiammiferi raggruppati in numero di dieci. Le mamme notarono che i suoi prezzi vincevano la concorrenza.

La notte di Pasqua, quando lo battezzammo, appariva dimagrito, ma felice. Una felicità che si legge solo sui volti africani. L'anno scorso il nome di Mu Kosa Kwabo figurava nel muro esterno della nostra chiesa di missione, a un metro di altezza, vicino alla porta di entrata dei bambini.

Quest'anno potrebbe rappresentare l'esempio che illumina anche la nostra Pasqua.



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