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Missioni Notizie: Ovunque ci sia bisogno - La strada del dialogo

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Ovunque ci sia bisogno

Mons. Guido Pecorari da qualche mese è in Ruanda come nunzio apostolico. Dal suo arrivo in terra africana svolge un’intensa attività diplomatica e di contatto con la chiesa ruandese e con la popolazione. Mons. Pecorari ha scritto su “La Cittadella”, il giornale diocesano di Mantova, del 4/7/04.

        “Ho celebrato Messa in un grande capannone, era gremito. È impressionante vedere tanti bambini e donne, mentre gli uomini sono quasi tutti anziani. La maggior parte dei giovani è stata uccisa o è in carcere per aver ucciso. La chiesa è l’unica istituzione che aiuta questa povera gente. In molti luoghi ho visto tanta povera gente, la terra agricola è salata e ha bisogno di fertilizzanti. Hanno bisogno anche di scuole professionali. Bisogna fare qualcosa! Ho visitato molte chiese in cui ci sono stati i massacri e mi colpisce la partecipazione così grande alle celebrazioni religiose. Sembrano atti collettivi di purificazione. La situazione che oggi ho constatato è difficile da descrivere e provo una gran pena. Non so spiegarmi dove trovano la forza per andare avanti, forse proprio dalla fede e dall’appartenenza alla chiesa”.

La strada del dialogo

● Cattolici e ortodossi. Giovanni Paolo II e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, si sono incontrati a Roma il 29 giugno scorso, festa dei santi Pietro e Paolo, a distanza di 40 anni dallo storico incontro di Gerusalemme tra papa Paolo VI e il patriarca Atenagora. “Oggi è stata una giornata più fruttuosa, più umana e più cordiale delle precedenti (1995 e 2002 ndr), forse perché - ha detto il patriarca - io sono maturato un po’di più in questi anni. C’è da entrambe le parti la volontà di proseguire il dialogo”. Bartolomeo I ha chiesto al Papa la restituzione delle reliquie di Giovanni Crisostomo e Gregorio il teologo, prese a Costantinopoli nel 1204 dai crociati. A conclusione dell’incontro il Papa e il Patriarca hanno firmato una dichiarazione comune (vedi “Messaggi dalle Chiese”).

● Congo: conferenza episcopale. “Fratelli, che cosa dobbiamo fare?” è il tema della 38esima assemblea dei vescovi dell’ex Zaire, che si è conclusa con un messaggio rivolto ai fedeli cattolici. “La transizione è la via privilegiata per condurre il Congo alla stabilità politica e allo sviluppo integrale. Non tollereremo in alcun modo che il processo avviato al prezzo di tanti sacrifici sia sabotato: ne va della dignità del nostro popolo e del destino di tutto il Paese”. I vescovi condannano la violenza dovunque provenga e stigmatizzano tutti i tentativi di trascinare il Congo in una terza guerra. Si dichiarano contenti di constatare che il popolo si sforzi di spezzare la cultura della rassegnazione per prendersi le proprie responsabilità con determinazione.

Una storia speciale

● Chiara Castellani, medico in Congo. In Nicaragua la chiamavano doctor Clarita, in Congo la chiamano mama Clara. In Italia, da dove è partita nel 1983 dopo laurea e matrimonio, è Chiara Castellani, medico di frontiera in un posto abbandonato da Dio. Nel 1992 la sua jeep si è capovolta, imprigionandone il braccio che le è stato amputato; oggi è afflitta da una malaria che non riesce a debellare, ma nulla la ferma. “Sono un passero con un’ala spezzata - scrive - ma la mia potenzialità di medico non è diminuita”. Chiara è tornata in Italia per presentare il suo libro “Una lampadina per Kimbau” (Mondadori editore).

Chiara in Italia si era specializzata in ostetricia, ma presto divenne esperta in chirurgia per operare le vittime delle mine. La separazione del marito e la mutilazione non l’hanno abbattuta: ha imparato a far tutto con la mano sinistra (tranne operare) ed è tornata in Africa, dove combatte ogni giorno contro Aids, colera, ebola, malaria e meningite. Basta un’epidemia di morbillo per far morire i bambini come mosche.

Nel 2002 Chiara, che era non credente, prende i voti missionari di povertà e di obbedienza davanti al vescovo di Kenge, mons. Mundiso. Stando in quei luoghi, Chiara ha potuto scoprire Dio e anche chi nel mondo provoca ingiustizie e massacri.



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