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Giovanni Paolo II e il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I hanno firmato una dichiarazione comune a conclusione dell’incontro svoltosi in Vaticano.

Ringraziamo Dio per il dono di questo nostro nuovo incontro, che si svolge nella festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, testimoniando la ferma volontà di continuare il cammino verso la piena comunione tra noi in Cristo.

Ricordiamo l’abbraccio tra il papa Paolo VI e il patriarca Atenagora a Gerusalemme. Oggi, noi, loro successori, ci ritroviamo insieme per commemorare quell’incontro benedetto, ormai parte della storia della chiesa.

Il nostro odierno incontro a Roma ci permette anche di affrontare fraternamente alcuni problemi e malintesi che sono recentemente sorti. La lunga pratica del “dialogo della carità” ci viene in soccorso proprio in queste circostanze, perché le difficoltà possano essere affrontate con serenità e non rallentino od oscurino il cammino.

Davanti a un mondo che soffre ogni genere di divisioni e di squilibri, l’odierno incontro vuole richiamare, in modo concreto e con forza, l’importanza che i cristiani e le chiese vivano tra loro in pace e in armonia, per testimoniare concordemente il messaggio del vangelo in modo più credibile e convincente.

Nel particolare contesto dell’Europa, in cammino verso forme più alte di integrazione e di allargamento verso l’est del continente, rendiamo grazie al Signore per questo positivo sviluppo ed esprimiamo la speranza che in questa nuova situazione cresca la collaborazione tra cattolici e ortodossi.

Tante sono le sfide da affrontare insieme per contribuire al bene della società:

guarire con l’amore la piaga del terrorismo, infondere una speranza di pace, contribuire a sanare tanti conflitti dolorosi; restituire al continente europeo la consapevolezza delle sue radici cristiane; costruire un vero dialogo con l’islam, poiché dall’indifferenza e dalla reciproca ignoranza può nascere soltanto diffidenza e persino odio; alimentare la consapevolezza della sacralità della vita umana; operare affinché la scienza non neghi la scintilla divina che ogni uomo riceve con il dono della vita; collaborare affinché questa nostra terra non sia sfigurata e il creato possa preservare la bellezza che Dio gli ha donato; ma, soprattutto, annunciare con rinnovato vigore il messaggio evangelico, mostrando all’uomo contemporaneo quanto il vangelo lo aiuti a ritrovare se stesso e a costruire un mondo più umano.



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