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Confidava la vecchia Marta alle sue amiche, sedute sotto la pianta di fico a condividersi qualche melograno: “Ogni volta che Gesù veniva a Betania, a casa nostra, con i suoi discepoli, c’era sempre una grande confusione. Mia sorella Maria era sempre là, pronta ad ascoltarlo. Io dovevo fare tutto e lei beveva le sue parole. Poi c’erano i suoi amici. Pietro che voleva essere sempre il primo, Giovanni il più dolce e sensibile che mi dava una mano. E gli altri che venivano a chiedermi qualcosa da bere e da mangiare. Ma a loro ci pensava Lazzaro, nostro fratello. Era morto una volta, poi Lui, anche se in ritardo di tre giorni, era venuto, aveva pianto e… lo aveva fatto vivere di nuovo”. Tutte volevano sapere come era andata quel giorno. Allora Maria, inizia a parlare: “Voi non sapete cosa vuol dire ritornare di nuovo in vita. Io lo so, perché tanti anni fa ho fatto una brutta esperienza. Me ne ero andata via per i fatti miei e avevo lasciato Marta e Lazzaro da soli. Poi, un giorno, l’ho incontrato sulla strada e sono tornata a casa e da quel momento non ho potuto più farne a meno di bere alla fonte delle sue parole”. Marta smette di brontolare e sorride alla sorella. “Un brutto giorno, dopo che era entrato a Gerusalemme, accompagnato da canti di gioia…” e si mettono a cantare e a danzare l’Osanna (erano molto brave, come tutte le giovani di Betania). Marta riprende: “Giuda, uno dei dodici lo ha venduto per trenta denari. Lo hanno arrestato, torturato e appeso alla croce. Il nostro cuore era distrutto. Ma Lui non ci ha abbandonato. È ancora in mezzo a noi. Se guardate tra le nuvole, lo vedrete ancora”. E tutte si girarono verso una nuvoletta che se ne andava verso le montagne. Era Lui? Forse sì, ma erano felici.



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