Le sette note della misericordia
Camminando per le calli di Venezia, si possono fare incontri speciali. Era una giornata tranquilla. La gente passava su e giù per i ponti, si fermava a fare fotografie e faceva i suoi commenti. Stavo passando vicino a una casa rossa con delle belle finestre, quando sento una musica strana. Mi fermo e busso alla porta. Arriva un tale, vestito alla maniera antica che mi chiede il motivo della mia visita. Gli dico che ho sentito suonare e mi piacerebbe conoscerlo. Mi fa salire fino alla terrazza. Là si trova il suo violino e tanti fogli di musica sparsi qua e là.
Mi faccio forza e gli chiedo se può compormi una canzone con sette strofe: una per ogni nota. Mi guarda sorpreso, ma accetta.
E così, come per incanto, nasce una musica speciale che viene da molto lontano e che tocca il mio cuore.
Alla prima nota, il DO, si canta “dar da mangiare agli affamati”. Alla seconda, il RE, “dar da bere agli assetati”. Io mi siedo e il mio pensiero va lontano. Intanto, arriva la terza nota, il MI, “ospitare il forestiero”. E qui migliaia di persone sui barconi sembra che gridino la loro disperazione. La quarta nota, il FA, “vestire gli ignudi” mi fa riposare un po’ per prepararmi alla quinta nota, il SOL, “assistere gli ammalati”. Quanti ce ne sono, e spesso sono abbandonati!
Alla sesta, il LA, “visitare i carcerati” mi fa volgere lo sguardo verso il ponte dei sospiri dove passavano i carcerati prima di entrare nelle celle”. E l’ultima, il SI, “seppellire i morti”, quella più dura, mi ricordava le tante fosse, dove la gente veniva buttata, a causa delle guerre, tuttora in corso nel mondo.
Il musicista smise di suonare e mi chiese cosa ne pensavo. Riaprii gli occhi e lo ringraziai.
Mi aveva fatto sentire parte dei problemi del mondo. Mi diede un foglio su cui aveva scritto la sua melodia e per incanto sparì.
Mi ritrovai di nuovo a camminare su e giù per i ponti, vicino ai canali della vita.