Le porte sono aperte a tutti: Conforti, compagno di viaggio
"La canonizzazione di un santo è un avvenimento immenso, l'eco del quale giunge sino agli estremi confini della terra. Milioni e milioni di cuori esultano all'annunzio del felice evento. Esso dice a ognuno: "le porte del cielo sono aperte a tutti". Queste parole sono state pronunciate dal beato Guido nel novembre del 1930, quando era già entrato nel suo ultimo anno di vita.
Nella sua "chiesa madre"
Sono parole pronunciate nella sua cattedrale, la chiesa madre di Parma dove, per ventiquattro anni, egli ha insegnato, celebrato e incoraggiato i fedeli a percorrere cammini di santità. Parole appassionate che invitano a considerare i santi come un grande patrimonio dell'umanità, per essere stati missionari di solidarietà verso i più deboli, per aver sofferto a causa del male, per aver preteso da se stessi prima di chiedere agli altri, per aver promosso il rispetto della natura.
A me è capitato più volte di entrare nella cattedrale di Parma. Sono rimasto sempre impressionato dalla grande navata, al punto di chiedermi come la voce del vescovo Guido potesse essere ascoltata da tutti i presenti, in un tempo in cui i microfoni non erano ancora stati inventati.
La santità è universale
Trovo significativi altri due brani di quel discorso. Il primo sottolinea la dimensione di universalità che la santità ha assunto in duemila anni di storia del cristianesimo. Dice il Conforti: "I santi non appartengono a una sola casta ma a ogni ceto; non a un medesimo stato ma a ogni condizione sociale; non vissero in una stessa età, ma in ogni tempo; non si santificarono tutti per le stesse vie ma nelle più svariate modalità.
Nella santità non si dà privilegio di persone o di paesi. Chiunque: uno sia ricco o povero, padrone o servo, nato sotto il ghiaccio del polo o nelle ridenti regioni del mezzogiorno, in Europa o in Asia, nelle capanne dell'Africa o dell'America, a Roma o nei più remoti paesi dell'India, della Cina o del Giappone, non importa. Se ha praticato in modo eroico tutte le virtù, se è stato docile, figlio del Padre celeste e il benefattore dei suoi simili, viene sollevato agli onori degli altari, ossia a tale altezza di gloria che i monarchi con tutta la loro potenza non giungeranno mai a ottenere".
Copia fedele di Cristo
Il secondo passaggio, invece, indica il vincolo che lega i santi a Cristo, che ha obbedito in tutto al progetto di salvezza che Dio Padre ha lungamente pensato e fortemente voluto. Qui sta il punto centrale di ogni santificazione: "I santi furono copia fedele di Cristo. Tutto è santo in Gesù Cristo: il pensiero, la volontà, il cuore, il sentimento, lo sguardo, le parole, gli insegnamenti e le opere. Eppure la sua vita è semplice e comune, senz'ombra.
Sempre tranquillo, non eccede nella gioia, non si lascia sopraffare dalla tristezza. Convive con gli apostoli che lo adorano come figlio di Dio e lo trattano in modo familiare come figlio dell'uomo. In lui abbiamo gli estremi che si toccano e si armonizzano mirabilmente. È austero e condiscendente; prega la notte e ama trovarsi tra i suoi cari e le folle; digiuna e siede a un convito di nozze. Si ritira nel deserto e predica nelle rive del lago affollato, sulle piazze gremite e nel tempio stipato".
Santi, nostri vicini di casa
Noi non ci stancheremo mai di ringraziare il beato Guido perché, ottant'anni dopo aver pronunciato quel discorso, torna a farsi nostro compagno di viaggio, per seguire insieme a noi i cammini di santità che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI indicano come prioritari per la chiesa del terzo millennio.
Così il beato Guido ringrazia con noi Giovanni Paolo II per aver invitato tutti ad aprire di nuovo le finestre e a salutare i santi, nostri vicini di casa. Perché i santi rappresentano il meglio che la natura e l'universo possano offrirci per capire che la vita è più grande delle diseguaglianze, delle violenze e dell'egoismo. Lo ringrazia per aver canonizzato 461 nuovi santi - santi europei, asiatici e africani, dell'America e delle isole del Pacifico -, cambiando così la geografia della santità. Il beato Guido ringrazia con noi anche papa Benedetto XVI per aver indicato la santità come orizzonte di ogni cristiano; per aver detto chiaramente che «le porte del cielo sono aperte a tutti».
Perché la vita di ogni cristiano è fatta di una biografia terrena, ma anche del suo vivere e operare in Dio, già da ora e anche dopo la morte.