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La risposta è… “sì” Missionario volontario

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Mi è stato chiesto di scrivere una specie di presentazione della mia breve storia passata. Desidero perciò fare con voi un percorso a ritroso, su e giù per i vicoli della strada che mi ha portato tra i missionari saveriani. Faccio parte, infatti, della comunità di Desio.

Una richiesta particolare

Circa un anno e mezzo fa, il superiore dei saveriani d’Italia mi chiese di trasferirmi a Desio, che è il centro di formazione per i giovani che aspirano a diventare missionari saveriani.

Prima di arrivare a Desio, avevo frequentato il seminario diocesano di Parma, mia città natale. Vi ero entrato nel 1999, quando avevo 19 anni. Infatti, durante il cammino di discernimento vocazionale, il mio padre spirituale mi chiese se avessi voluto fare il sacerdote.

Ho sempre vissuto in parrocchia a Parma dove, fin da piccolo, ho frequentato il catechismo e ho ricevuto i sacramenti. Poi, su richiesta del cappellano, ho fatto anche l’animatore per i ragazzini più piccoli.

La richiesta che però ricordo più volentieri, e che in un certo modo ha cambiato la mia vita, è stata quando mia mamma mi ha chiesto di rifarmi il letto tutti i giorni e di darle una mano a sparecchiare dopo i pasti.

Molti di voi si chiederanno cosa c’entri questo particolare. C’entra, perché da quella richiesta di mamma ho capito cosa vuol dire il servizio. Per me è stato un particolare importante: mi ha aperto gli occhi.

Dalla parrocchia al mondo

Prima di entrare in seminario mi sono domandato cosa potessi fare nella vita. Sono diplomato geometra, ma non mi piaceva l’idea di fare questo mestiere tutta la vita. Mi piaceva molto invece lavorare in parrocchia, dove ho partecipato anche al consiglio pastorale. E così ho deciso di farlo per tutta la vita.

In oratorio e a scuola ho scoperto quanto è bello fare il missionario. Dopo un cammino di discernimento, che è durato tutto il tempo della mia permanenza in seminario, ho chiesto di entrare tra i missionari saveriani.

Viviamo in un mondo pieno di certificati e di domande in carte da bollo; io ho deciso per il metodo più sbrigativo dell’autocertificazione volontaria. Ho deciso di rispondere “sì” a chi mi ha fatto questa richiesta speciale.

Se alcune volte io sono stato capace di dire , è perché nella mia vita ho ricevuto tanti sì da tante altre persone. Il mio desiderio è che tutte le donne e gli uomini della terra sentano il coraggio di dire lo stesso che Gesù ha continuamente detto a suo Padre e che ci è valso la salvezza. Perciò auguro a tutti, Buon Sì!



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