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La mostra sul coltan, per sapere

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Si è conclusa la mostra fotografica sulla guerra nella Repubblica Democratica del Congo, in cui si è evidenziata la connessione delle stragi con l'appropriamento abusivo del “coltan”. E proprio da questo ricercato minerale (si tratta di una lega di colombite e tantalite, i cui nomi contratti danno per risultato la parola “coltan”) siamo partiti per sensibilizzare i visitatori su una guerra che, come sempre più le guerre contemporanee, ha nelle persone e le famiglie le vittime principali, sia per il ricorso agli stupri come arma di intimidazione, sia per l'impiego di ragazzi-soldato tra i combattenti.

Una scelta responsabile

Il coltan è il conduttore elettronico per eccellenza, senza il quale non avremmo gli smart phone, i navigatori satellitari, la play station e tutto quanto di più moderno c’è nel mondo dell'elettronica e dell'industria aerospaziale.

L'80% delle riserve mondiali di coltan provengono dalla regione del Kivu, nell'estrema parte orientale della repubblica democratica del Congo. Con i nostri acquisti, ma soprattutto con l'uso che ne facciamo, contribuiamo a “disumanizzare” i nostri simili. L'unica alternativa è la conoscenza, la consapevolezza, la scelta responsabile.

A questo si è puntato con la mostra; questo ne era l'obiettivo. Le considerazioni, a caldo, di alcuni ragazzi confermano il valore di queste forme di impegno. E per sottolineare una scelta alternativa possibile, si invita tutti a riflettere sulla dipendenza dagli oggetti che acquistiamo come beni di consumo (ma anche, e forse soprattutto, come status symbol).

L'invito e l'augurio vero è per una cultura libera e critica, che vada sempre alla ricerca di una o più alternative all'unica ufficiale, utilizzata spesso come arma per manipolare le masse!

Caro amico del Congo…

Pubblichiamo due pensieri dei numerosi studenti che hanno fatto visita alla mostra sul coltan, allestita a maggio presso la casa dei saveriani di Udine.

* “Caro amico del Congo, sono una ragazza molto fortunata e spesso non me ne rendo conto. Voglio scusarmi con te e con tutte le persone che come te non sono fortunate come me. Spero che la situazione nel tuo paese migliori e che le sofferenze finiscano. Vorrei poterti donare un po’ della mia salute e della mia fortuna. Un giorno le cose andranno meglio, ne sono certa. Scusa ancora!”.

* “Cara amica del Congo, ultimamente ho avuto modo di informarmi su ciò che accade nel tuo Paese e in che rapporti è con l’Europa. Volevo dirti che ti ammiro molto per il modo in cui vivi, per quello che affronti ogni giorno e per il tuo coraggio di sopportare tutto questo. Io invece mi vergogno e mi sento in colpa sempre di più, perché tutte le tue fatiche servono soltanto per rendere più ricchi materialmente noi europei, me compresa. Spero che un giorno potrai uscire da questo processo terribile!

Ricordati che la tua forza non ha niente a che vedere con la mia ricchezza: tra noi due la persona migliore sei tu!”.



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