La festa dei popoli a Salerno
Domenica 29 giugno si è tenuta a Salerno la VI edizione della festa dei popoli: un appuntamento fisso per la chiesa salernitana e le comunità straniere presenti sul territorio.
“Sotto lo stesso cielo: tante lingue, un solo mondo”, è il titolo che quest’anno presentava il tema trattato: la lingua, espressione della cultura di un popolo e del suo modo di descrivere il mondo.
È importante ascoltarsi
In un pianeta globalizzato e sempre più interconnesso, la necessità di comunicare nel modo più semplice possibile sta portando all’adozione, a livello mondiale, di un unico idioma, espressione della cultura dominante dell’Occidente. Questo ci costringe tutti a suonare, anche se con accenti diversi, un unico spartito.
Con la scelta di questo tema si è voluto esplorare il variegato mondo delle lingue, che sempre più spesso risuonano nelle strade cittadine:
Kartuliena, tagalog, arabo, rumeno, quechua, spagnolo, polacco, wolof, singalese, ucraino, sono solo alcune delle lingue che ci hanno tenuto compagnia per un pomeriggio, che ci hanno fatto assaporare la bellezza di una piazza multi etnica e solidale.
Un luogo dove sperimentare l’ascolto e la pazienza, necessari per comprendere una lingua diversa dalla propria ed entrare in comunicazione profonda con l’altro. E anche per cominciare a comprendere le difficoltà che i nostri amici stranieri vivono quando vengono ad abitare le nostre terre.
Danze, canti e parole chiave
Ogni comunità straniera, oltre a proporre danze e canti della propria tradizione, ha avuto il compito di insegnare alle persone presenti in piazza le dieci parole chiave, le dieci frasi fondamentali utili a un primo approccio: “ciao, come stai?”, “tutto bene?”, “pace, amore” …sono alcune delle parole che abbiamo ascoltato pronunciare nelle varie lingue. Oltre a divertenti sciogli-lingua e girotondi che tutta la piazza ha ballato.
Come accade fin dalla terza edizione, la festa dei popoli è stata preceduta da un convegno, che quest’anno ha trattato il tema del dialogo interreligioso, argomento ormai necessario tra persone che non partecipano solo all’evento annuale della festa, ma percorrono un cammino che porta a creare relazioni, intessere legami, comunicarsi idee e immaginare progetti comuni.
Il convegno sul dialogo
Senza pretese, al convegno non si è “parlato di”, ma si “è fatto” dialogo interreligioso, ascoltando le voci di alcune delle religioni professate nelle comunità (cattolica, ortodossa, buddhista e musulmana) e la voce del centro internazionale “Giorgio La Pira” di Firenze, impegnato in un’esperienza pluriennale di accoglienza di studenti stranieri.
Pur nelle evidenti differenze, i relatori hanno individuato nell’amore, nell’ascolto, nell’accoglienza, nel perdono, le parole chiave da cui partire per una relazione feconda tra “diversi ma uguali”. È stato evidenziato che, per un’esperienza profonda di dialogo, per riuscire a donare agli altri quanto di bello c’è nella cultura di ciascuno, occorre avere radici ben piantate nella propria tradizione e identità.
Si può affermare che “chi rifiuta il dialogo, non è sicuro di sé e della propria fede”.