La missione in quattro mosse
La comunità saveriana di Desio si compone attualmente di otto saveriani, provenienti da diverse regioni d’Italia e da diverse esperienze missionarie: Brasile sud e Amazzonia, Burundi, Colombia e Messico. La somma degli anni dei confratelli presenti fa 581. Il più anziano ha compiuto 83 anni; il più giovane viaggia sui 60. Conosciamo meglio in questa pagina p. Enrico Di Nicolò e p. Giuseppe Tavera.
Ho trascorso 14 anni della mia vita missionaria in Burundi, un paese incastonato nel cuore dell’Africa centrale. Vorrei descrivere qui qualcosa della mia esperienza in questa nazione, martoriata da guerre endemiche che regolarmente insanguinano quella terra, eppure benedetto da un’intensa opera di evangelizzazione che ha dato frutti di ordinaria ed eroica bontà.
La fede cristiana c’era già
Molto del merito va ai “padri bianchi”, che all’inizio del secolo scorso hanno lavorato con competenza e saggezza per “impiantare” la presenza della chiesa in questo lembo di terra africana. Ho trovato un paese che era già stato arricchito dalla fede cristiana, tante erano le chiese e cappelle sparse sulle verdi colline. Si vedevano i frutti: vescovi, sacerdoti, religiosi e tanti laici impegnati.
Ogni missione era progettata con una sua struttura, ispirata alla tradizione della chiesa: una presenza preziosa era costituita dai catechisti, che in gran numero si prodigavano in tanti servizi, primi fra i quali quello di aiutare noi missionari che venivamo dall’Europa a essere introdotti in maniera efficace alla comprensione della cultura locale. Ci correggevano le omelie, facevano da intermediari tra noi e la comunità cristiana.
L’importanza dei catechisti
I padri bianchi, inoltre, avevano posto le fondamenta per un’autentica crescita della comunità cristiana implementando le quattro funzioni che sostengono tutta la struttura portante dell’evangelizzazione sulla traccia della chiesa apostolica.
Prima di tutto il kerigma, cioè tutto ciò che riguarda la proclamazione, l’istruzione e la conoscenza della Buona Notizia della nostra salvezza: passione, morte e risurrezione del Signore.
È la funzione vitale per trasmettere il messaggio del Signore, per arrivare a conoscerlo, amarlo e imitarlo. Ciò motiva il nostro lavoro quotidiano di formazione dei catechisti, dei catecumeni e dei bambini.
In questo lavoro potevamo contare anche sull’apporto di alcuni catechisti che collaboravano con noi. Mi viene in mente in particolare Karoli (nella foto sopra), un uomo semplice che ha dato tutta la sua vita: 50 anni di serenità e costanza, con il sole e con la pioggia, per servire la chiesa locale.
Servizio, liturgia e comunione
La seconda funzione è quella della diaconia (tutte le forme di servizio in vista della promozione umana).
Come Gesù, che predicava il regno di Dio in opere e parole, e con abbondanti gesti di guarigione, così anche noi missionari dobbiamo imparare da Lui.
Trovandoci in mezzo a tanta povertà e ingiustizia, non abbiamo altra scelta se non quella di rimboccarci le maniche e diventare l’espressione della bontà e della giustizia di Dio che si manifesta nel nostro agire.
Anche la terza funzione, quella della liturgia, è di straordinaria importanza. Il mistero dell’incarnazione di Gesù va celebrato in tutte le sue forme nella vita di tutti i giorni: canti, celebrazioni e contemplazione manifestano la gioia di essere una famiglia, perché figli dello stesso Padre.
Infine la koinonia, cioè la comunione. La chiesa diventa luogo di comunione laddove si cerca di vivere i valori della giustizia, della solidarietà, dell’inclusione. È un luogo di aggregazione in cui incontrarsi per vivere rapporti nuovi e solidali tra i membri della comunità.
Queste quattro funzioni costituivano per noi le tracce sulle quali si svolgeva tutto il nostro lavoro e ci accorgevamo che la gente ci seguiva con interesse.
La verità passa per il fuoco…
La difficoltà nella trasmissione del messaggio cristiano sta nell’arrivare a farsi capire nel modo più semplice. In questo aspetto è importante il sostegno che ci viene dai catechisti locali che ci aiutano a trovare le parole giuste. Riuscire a riassumere l’idea principale di una catechesi con un loro proverbio è il massimo: vuol dire farsi capire bene.
Come far capire l’idea della vittoria del bene sul male, della vita sulla morte, della risurrezione di Gesù? Mi veniva in aiuto questo proverbio burundese:
“la verità passa per il fuoco, ma non si brucia”.
Sono arrivato in Burundi con timore, attraversando la fatica di mettermi di nuovo sui banchi di scuola per la lingua, tra l’altro abbastanza difficile. Alla fine devo concludere che tutta questa esperienza mi ha rubato il cuore. Sono stati 14 anni di pienezza.
Il ministero evangelico in Burundi mi ha donato la gioia della vitalità di lavorare in progetti e programmi in clima di responsabilità e di libertà.
È stato un dare e un ricevere. Di questo, ringrazio il Signore e il popolo del Burundi.