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La missione chiama: Una casa per essere fratelli

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"Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono" (Mt.2,10).

Il viaggio e l'incontro dei magi continuano oggi. Quella casa penta un segno per il nostro mondo globalizzato, dove i persi s’incontrano: possano conoscersi e imparare a conpidere i loro doni.

Mi metto in ascolto di coloro che mi stanno accanto, di quanti sono nella casa e di coloro che stanno arrivando. "La vita è avvolta nel sacro mistero", sussurra Lucio. È tornato dal Bangladesh, contento di indicare una luce della sapienza dei popoli d’oriente. "Dio è grande!", continua Annalena con gli occhi pieni di gioia, mentre pensa ai beduini del deserto che contemplano Dio nelle stelle e ascoltano nel silenzio la sua voce. "Dio è babbo, dillo a tutti!", dice Michele, sulla sedia a rotelle, con la voce flebile ma decisa, quasi consegnando un testamento. Michele è un missionario saveriano. Egli porta il dono che la missione continua a offrire ai popoli della terra.

Il motivo della gioia in quella casa, è l’incontro con quel Bambino, volto di Colui che è all’origine della vita e che un giorno sulle strade della Palestina, a piedi nudi, dirà il suo amore pieno di misericordia per tutti, specialmente per chi cerca pace e dignità.

Quel Bambino è Gesù di Nazareth. Annuncia la novità: Dio è Padre, "perché è amore". Gesù rende umano e palpabile il volto misericordioso del Padre. Con la parabola del "padre buono", egli ci consegna il volto commosso di Dio che corre incontro al figlio, lo abbraccia, lo bacia (gli dà il suo respiro) e gli ridona il vestito bello, la dignità di figlio amato che aveva prima di aver abbandonato la casa (Lc.15,20-22). È un Padre che veglia sulla vita di ciascuno e sulla vita dell’intera umanità.

"Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito..." (Gv.3,16). È il mistero dell’incarnazione, in cui la misericordia di Dio si fa conpisione piena della condizione umana, capace di allargare cuore e braccia ai miserabili, agli straziati dalla vita, a quanti hanno sbagliato.

In quella casa davvero c’è posto per tutti, anche per Roby, l’amico che racconta la sua disperazione perché non trova il senso della vita. Il mistero è nascosto nel buio della sua notte. Le voci, gli interrogativi dettati da questo tempo - bello, vertiginoso, quasi selvaggio - sono tanti...

Tuffiamoci insieme nella gioia di un anno nuovo, partendo dalla casa di Nazareth, dal sì di Maria e di Giuseppe, da quanti li hanno avvicinati. Provaci anche tu. Cerca ciechi, zoppi, storpi. Cerca chi è solo, chi ha bisogno, chi è "perso"... E sarà per te l’epifania di Dio. Così ci dice il Signore Gesù. Perché "chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama; e a chi mi ama io mi manifesterò".

Sei cittadino del mondo. Vedi il mondo come la tua città. È la strada che può riconciliarti con il mondo di oggi. L’altro, il tuo vicino di casa, colui che incontri sulla strada: arabo, cinese, africano… sono la tua gente. Fa' un passo più avanti della legge e delle istituzioni. Ama. È la fraternità che può dare un’anima al mondo di oggi. Vivila, e avrai la gioia di essere un germoglio del mondo nuovo. Certo, hai bisogno di Dio. Con Gesù puoi farlo. Egli lo ha iniziato da tempo, e oggi vuole farlo con te.

I magi gli offrirono doni. Possiamo partire di lì. Con loro, davanti a Cristo che "spogliò se stesso", impariamo a deporre -

la ricchezza di un’economia (dalla famiglia alla banca) chiusa ed egoista, per vivere da fratelli con l’impegno di conpidere e di vivere con criteri di giustizia e di onestà verso i vicini e i lontani;

l’incenso, vivendo nella casa del mondo la liturgia dell’amicizia-amore con Dio e con i fratelli, nell’ascolto della sapienza che Dio ha sparso tra i suoi figli;

la mirra, segno del dono di noi stessi per una cultura di gratuità e di apertura agli altri, riconoscendo il bisogno di essere anche noi perdonati, accolti, amati.

L’augurio: quella grandissima gioia sia in ciascuno di noi e si diffonda sulla famiglia umana come la luce del sole.



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