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La missione chiama, Un giorno di Gesù a Goma

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Ho avuto il dono di tornare in Congo per qualche settimana e di unirmi ai missionari che continuano il “camminare” di Gesù tra la gente. Ho rivisto la città di Goma, la nuova missione, il centro per handicappati, la prigione, le iniziative dei nostri missionari sacerdoti e laici, i volti della Provvidenza tra gli sfollati e i poveri.

Certo, su quelle strade, la mia sedia a rotelle rallenta la corsa, ma invita a riflettere. È bello riscoprire il vero soggetto della missione: Dio stesso, che in Gesù ha rivelato il suo amore di Padre. Il missionario non è l’inizio, non è la fine della missione; è uno degli anelli dell’opera di Dio nel mondo. È dentro la carità di Dio. È testimone dell’opera di Dio nel suo popolo.

Nelle strade della città ho rivisto tanti amici: fratelli e sorelle che portano nel loro corpo il segno della passione del Signore. Kabunga, il solitario, sulla carrozzella a tre ruote, spinto dai bambini; Freddy, il tetraplegico universitario; Kayjuka, il pittore senza mani; Antoinette, una mamma poliomielitica…

Attraverso i nostri missionari, mi è sembrato di partecipare alla giornata di Gesù a Cafarnao (Lc. 4,31-44). Egli pregava, ascoltava, insegnava, guariva. Ho visto le assemblee di preghiera, la fila dei malati di Aids, il lavoro per riscattare i ragazzi dalla strada, la cura dei malati di mente, la visita ai malati nelle loro povere abitazioni. Ho visto il volto sofferente di p. Piero, uno dei tanti fratelli e sorelle che stanno donando la loro vita nella missione. Nei suoi occhi ho visto la dura vita quotidiana dell’uomo di Dio, che condivide il cammino del suo popolo. “L’amore è il movente della missione”, scriveva papa Wojtyla.

Il diario di quei giorni

Ne rileggo alcune righe, dopo aver vissuto la giornata elettorale. Vedo quella giornata nel cammino della missione, che ha condiviso dolore e speranza con il popolo congolese.

“30 luglio. Una giornata storica per il Congo: sono le prime elezioni democratiche. La città, normalmente piena di vita - invasa da camion, moto, carrette - è deserta. La gente, in lunghe file, aspetta silenziosa il proprio turno davanti ai seggi. La gioia è scritta sui volti, per quanto sta accadendo: la rinascita del paese su basi democratiche e soprattutto la fine della guerra. Questa è la speranza. È il frutto di un grande dolore (4 milioni di morti in 4 anni di guerra) e dell’impegno delle comunità di base e di tanta gente. “Insieme si può” - non è più uno slogan, ma un’esperienza. Domani si ripresenteranno i problemi di sempre; sarà necessario ancora il lavoro paziente di tante persone. Ma il 30 luglio resterà un segno nel cammino del popolo congolese. Grazie, Signore!”.

“Mungu tu ni asili ya amani: solo Dio è sorgente di pace”.

È l’affermazione semplice di tante persone. La pace traspare nella sua luce, quando togliamo gli ostacoli e le barriere che la tengono imprigionata. Allora essa appare come “il fiore” di Dio.

Come possiamo partecipare per rendere viva la giornata di Gesù a Cafarnao, attraverso le nostre missioni?

Dobbiamo far conoscere Dio, che è amore. È il messaggio del papa per la giornata missionaria mondiale. “Per amare secondo Dio occorre vivere in lui e di lui. È Dio la prima “casa” dell’uomo e solo chi in lui dimora arde di un fuoco di divina carità in grado di incendiare il mondo”. L’incontro-esperienza di Dio, in Gesù, è il primo passo, sempre da rinnovare, che spinge alla missione.

È l’esperienza-carisma del beato Conforti: “Io guardavo lui e lui guardava me, e pareva che mi dicesse tante cose”. Perché non tuffarci insieme, imparando a contemplare l’opera di Dio con il “sì” di Maria, affinché il calore di un amore vero che si fa servizio, accoglienza, preghiera possa diffondersi nel cerchio dei nostri rapporti e nel mondo intero?



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