P. Giuseppe Nardo e la battuta sempre pronta
Caro p. Nardo, ci hai sorpreso anche stavolta, te ne sei andato in silenzio, con quel modo riservato che hai sempre avuto quando si parlava dei tuoi malanni. Hai sempre preferito dire che andava tutto bene e te la cavavi con una battuta. Hai sempre voluto non prenderti e non prendere la vita troppo sul serio.
Come quando venivamo a trovarti e tu eri là nel parco, con il tuo cappellaccio di paglia, mentre lavoravi rosso in volto e ti lamentavi dicendo che la terra era troppo bassa per la tua schiena. Oppure come quella volta al termine della processione del venerdì santo. Come parrocchia, avevamo voluto si concludesse proprio alla casa dei missionari. Tu ti avvicinasti alla madre superiora della Scuola Materna Parrocchiale facendole le condoglianze. Lei sorpresa ti chiese perché e tu le rispondesti candidamente: “Ma come signora, non è morto suo marito?”.
Eppure un velo di malinconia, mista a nostalgia, scendeva nei tuoi occhi quando parlavi dei tuoi anni di missione in Burundi e come ti rammaricavi per le notizie che provenivano da quella regione nel tempo della guerra civile.
Tutti noi fedeli della parrocchia di S. Pietro in Vincoli ricordiamo ancora le tue omelie fervorose, fatte con voce tonante. Acceso in volto, spostavi il microfono perché non ne avevi bisogno per farti sentire. In verità quella voce si era fatta, negli ultimi anni, più flebile. Eri sempre disponibile per le confessioni, durante le quali facevi sperimentare al penitente quella paternità di cui, come presbitero, ti sentivi investito. Sei stato, per la casa dei missionari e per tutta la parrocchia, un punto di riferimento come lo fu prima di te il carissimo p. Ildo Chiari. Ti chiediamo di intercedere da lassù, dove ti trovi ora, affinché ci siano sempre, in questa zona, un riferimento e un’animazione missionaria.
Che il Signore ti doni la beatitudine del servo fedele e ti ammetta a godere la luce del Suo volto. Noi non ti dimenticheremo!